La tattica di Draghi per arrivare al Quirinale: il messaggio (nascosto) ai partiti. Il retroscena

20 Dic 2021 9:06 - di Gabriele Alberti
Draghi Quirinale

La partita che dovrà designare il prossimo presidente della Repubblica è come un pendolo che oscilla tra Mario Draghi e Silvio Berlusconi. Allo stato attuale delle cose è proprio il premier a volere scalare il Colle. Lui non parla ma prepara la tattica. E più i partiti della sua attuale maggioranza Brancaleone lo vogliono a Palazzo Chigi,  più Draghi coltiva le sue ambizioni  quirinalizie. Un retroscena di  Libero, descrive così la situazione:

Draghi, la tattica per il Quirinale

“Il più attivo nel mettere in piedi una strategia è proprio Mario Draghi. L’ultimo endosement europeo di Ursula von der Leyen è solo la conferma di una volontà di dare una mano a SuperMario a raggiungere il Colle”. Tutti si sbracciano per lodarne l’operato, lasciando intendere che senza lui premier l’Italia andrebbe a sbattere chissà dove:  dalla presidente della Commissione Europea ai peana di  Financial Times ed Economist. Ma proprio sulla scorta  di tutti questi attestati di stima internazionali Draghi starebbe lanciando un messaggio chiaro: “Vuole far capire ai partiti che tra stare un annetto a traballare come premier; o dettare le regole all’Europa per i prossimi sette anni dall’alto del Quirinale, preferirebbe la seconda”.

Draghi al Quirinale: tre passaggi da decrittare

La tattica è molto interessante. La strada da qui fino al fischio d’inizio della partita Quirinale vera e propria prevede tre passaggi.  Dunque la prima data da tenere sott’occhio è quella di mercoledì prossimo,  quando terrà la consueta conferenza stampa di fine anno. Traccerà il bilancio di un anno di governo e tra una frase e l’altre “il suo discorso andrà analizzato e vivisezionato per andare a caccia di qualche messaggio ai partiti”. Seconda tappa,  il voto finale alla manovra finanziaria entro l’anno. La terza è quella del 5 gennaio quando terminerà il mandato di Sergio Mattarella e dunque non si potrà più giocare a carte coperte.

Draghi e Berlusconi

Che Draghi ambisca al Quirinale è convinzione di un po’ tutti i retroscenisti. Ma tra questa volontà e il Colle ci sono i partiti. “Le diplomazie di partiti e candidati si stanno muovendo”. E qui si arriva al centrodestra, che “forse per la prima volta nella storia della Repubblica, ha la possibilità di dare le carte e di scegliere un presidente che sia di area o quantomeno amico. La candidatura di Silvio Berlusconi è al momento quella più accreditata. Se non si arrivasse a un accordo ampio su una figura di garanzia e si andasse allo scontro, il suo resterebbe il nome più probabile, anche perché potrebbe concretamente avere i numeri per farcela”. La coalizione ha la possibilità di dare le carte, il che spiega l’effervescenza di Salvini con le sue consultazioni dei leader. La sua posizione, al momento, è per Draghi premier. Lo ha confermato anche domenica in diretta a “Controcorrente” su Rete 4.

L’ipotesi bluff

E’ spuntata anche l’ipotesi che se Draghi  non andasse al Quirinale sarebbe pronto a lasciare anche la poltrona da premier. Ma è un bluff veicolato ad arte. “Perché se SuperMario non dovesse riuscire a scalare il Quirinale non potrebbe andarsene sbattendo la porta, per ripicca. Ne andrebbe della sua credibilità internazionale, anche in vista di eventuali incarichi europei”. In attesa degli eventi molto atteso è il vertice a giorni tra i leader del centrodestra. Si ragionerà di marciare compatti per Berlusconi e si parlerà di un eventuale “piano B”. E anche qui l’incognita è il nome di Mario Draghi. “L’unico nome che potrebbe mettere in crisi il centrodestra nell’appoggio a Berlusconi è solo quello di Mario Draghi. Dopo averlo sostenuto a Palazzo Chigi sarebbe difficile per tutti, Silvio in primis, voltargli le spalle“.

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