Il Super green pass potrebbe non bastare: Draghi non esclude “misure estreme”: il retroscena

7 Dic 2021 16:08 - di Gabriele Alberti
Super Green pass

Il super green pass potrebbe non bastare. Il governo ha già pronti gli “estremi rimedi” nel caso malaugurato in cui anche con la carta verde rafforzata non si riuscissero ad arginare l’epidemia e l’aumento dell’indice di contagio. Quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante per il premier Draghi.  Dalle parti di Palazzo Chigi nessuno si nasconde dietro un dito: il caos sui controlli quasi impossibili sui mezzi di trasporto si fondano più sulla correttezza dei cittadini che sulla reale capacità di ottemperare ai controlli.

Se il Super Green pass non bastasse…

Il vaccino è e rimane il punto dirimente per  frenare i contagi. Ma la campagna vaccinale non è che abbia ottenuto un grandissimo impulso dal super Green pass. Solo all’inizio ha dato il là alle prime vaccinazioni, ma potrebbe non bastare. L’attenzione di Palazzo Chigi – spiega il Corriere della Sera in un retroscena – si è già spostata sui dati provenienti dai reparti Covid degli ospedali e dalle terapie intensive. Che hanno avuto un peggioramente. Di sicuro, spiega il Corriere della Sera, il nuovo decreto resterà in vigore fino al 15 gennaio e Draghi non ha  alcuna intenzione di modificarlo né di prevedere delle deroghe. Nemmeno per gli studenti over 12 il cui obbligo previsto di tampone per accedere ai mezzi pubblici ha provocato le proteste di molti amministratori locali e delle famiglie.

Super Green pass: cosa preoccupa maggiormente Draghi

“Il ministro Brunetta – spiega il Corsera – aveva parlato dell’ipotesi di tamponi gratis per gli studenti di medie e superiori, almeno per i 15 giorni tra la prima dose e l’invio del Green pass. Ma il premier è contrario, anche perché un via libera riaprirebbe la polemica con i sindacati, che chiedevano lo stesso trattamento per i lavoratori”. Dunque, il rischio di procedere a misure più estreme arriva dall’ indice di contagio Rt che continua a salire: lunedì è passato dal 2,9 al 3,1%. Per questo Draghi – leggiamo –  “non toglie dal tavolo l’ipotesi più estrema: il vaccino obbligatorio per tutti se la curva epidemiologica dovesse impennarsi”.

Il piano B

Il “verdetto” presumibilmente tra due settimane, per ora tutto resta com’è, frena un esponente del governo intercettato dal Corriere, Sarà in quel momento, alla vigilia di Natale, che  alcune regioni finiranno inevitabilmente in zona arancione. “Poiché il vaccino obbligatorio impiegherebbe troppo tempo a dispiegare i suoi effetti – conclude il retroscena -; l’unica via sarebbe quella di tornare a divieti generalizzati e chiusure di alcune attività”. Sarebbe un disastro, uno scenario che il premier non può  escludere. «Scenario doloroso che Draghi vuole evitare, ma che non si può escludere: il premier, con gli scienziati del Cts e il ministro della Salute, monitorano di continuo la curva; e a fine settimana faranno un bilancio, con la speranza che il virus consenta di arrivare a gennaio senza altre restrizioni“.

 

 

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