I giochini di Letta fanno saltare i nervi ai ministri del Pd. Che per evitare il peggio “blindano” Draghi

29 Dic 2021 11:18 - di Adriana De Conto
Letta ministri Pd

In casa Pd Enrico Letta guarda con apprensione all’anno che verrà. Il 2022 si aprirà con la corsa al Quirinale che porterà con sé molti effetti collaterali, tra cui la fronda di molti dem, primi tra tutti i ministri Pd dell’attuale esecutivo. Del resto, il segretario se le cerca. Il suo possibilismo sull’elezione al Colle di Draghi non sembra aver entusiasmato i suoi. E la sua volontà di proseguire con il “riequilibrio di genere” non gli giova nelle dinamiche interne.  Tutt’altro. E’ il Domani a fare una fotografia  del mondo Pd.

Letta pensa a due-tre donne in caso di nuovo esecutivo, con Dragi al Colle

“Nelle incertezze di questi giorni, fra i democratici si fa strada un unico punto fermo: se cambiasse il governo, Letta non si farebbe mettere fuori gioco, come di fatto è successo nel febbraio 2021 all’allora segretario Nicola Zingaretti. Proporrebbe di sostituire uno o forse due dei ministri dem con una o forse due donne:  probabilmente scelte nella rosa di quelle con cui in questi mesi ha lavorato meglio: da Simona Bonafé a Roberta Pinotti a Lia Quartapelle. Il riequilibrio di genere, del resto, è uno dei mandati della sua segreteria”. Con il trasloco di Draghi al Quirinale e con un nuovo governo, i ministri Guerini, Orlando, Franceschini (più vari sottosegretari) temeno pertanto di essere sostituiti. Del resto il riequilibrio di genere che ha in testa Letta è quasi un dogma.  Appena insediato, nel marzo scorso, ha sostituito i capigruppo di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci con due donne: Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Tra l’altro mettendo zizzania tra varie correnti.

Orlando, Guerini, Franceschini tremano: non vogliono Draghi al Quirinale

Così, in questo romanzo Quirinale, spunta la nota “rosa” non solo nell’ipotizzare un Capo dello Stato donna. “Dove ha potuto l’attuale segreteria ha favorito donne: come nei congressi territoriali in corso e come a Roma, per le suppletive del 16 gennaio, dove corre Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza delle democratiche”. I ministri Pd non hanno dubbi: andrebbe così anche nel caso di un nuovo governo. Letta ne ha fatto una questione di principio con cui ha inaugurato la sua segretaria; e così intenderà dare seguito al principio appena si presenterà l’occasione. Nessuno vorrebbe chiudere la propria avventura nell’attuale esecutivo. Per questo è tutto un fiorire di elogi per il Draghi premier all’insegna delle parole magiche: emergenza, continuità, stabilità. Mario deve restare a palazzo Chigi, intonano.

Draghi resti a Palazzo Chigi: nella trincea dem

Per questo “nelle trincee interne dem si accumulano le cartucce con cui i gruppi parlamentari sosterranno l’opportunità di mantenere Draghi a palazzo Chigi”. Ci sarà un giorno chiave: il 13 gennaio 2021, data dell’appuntamento congiunto con la direzione. Intanto, la tattica dei  i tre ministri di cui dà conto il Domani è questa: “parlano poco, e non parlano di questioni quirinalizie. Non parla il titolare della Difesa Lorenzo Guerini. Mentre “dall’area di  Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, è arrivato l’elogio del senatore Franco Mirabelli sull’azione di Draghi sul Pnrr: «Abbiamo bisogno ancora di una lunga fase di stabilità di governo perché il lavoro non è finito». E Andrea Orlando, ministro del Lavoro, ha consegnato alla Stampa la sua preoccupazione per «il rischio di interruzione della legislatura».

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