“Gli apostoli erano 13”. L’ultimo sfondone di Scalfari. Ma a Repubblica non se ne accorgono

20 Dic 2021 15:32 - di Eugenio Battisti

“Gli apostoli erano tredici, uno dei quali però tradì Gesù e lo denunciò alle autorità del Tempio di Gerusalemme dalle quali fu anche pagato”. Parola di Eugenio Scalfari. Proprio così il padre nobile e fondatore di Repubblica è incappato in un clamoroso sfondone, che neanche un bambino delle elementari a digiuno di catechismo,  aggiungendo un apostolo al seguito del Nazareno. Incredibile ma vero. Nel lungo editoriale-predica di domenica Barbapapà firma ‘la svista”. Poco prima aveva scritto che “da non credente” è molto interessato alla storia della Chiesa. “Che cominciò quando Paolo cadde da cavallo mentre andava da Gerusalemme a Damasco”.

Per Scalfari gli apostoli erano 13…

Ma c’è di più: nessuno in redazione si è accorto dell’errore. Il desk cultura di Repubblica ha commesso un’imperdonabile distrazione. O forse nessuno se la sente di usare la matita rossa con il quasi centenario fondatore dell’Espresso. Che perde i colpi ma non molla. E così l’editoriale scalfariano è andato in stampa così, con 13 apostoli.  Facendo letteralmente impazzire i social. Che hanno fatto nero il blasonato decano dei giornalisti italiani. Che non è nuovo a scivoloni.

Dagospia: neanche a Repubblica lo leggono più

Tra i più velenosi il commento di Dagospia. “Scalfari ha fatto 13!”. Nessuno si è accorto della boiata? “Te credo: ormai i pezzi di Eugenio non li leggono manco più a largo Fochetti. Ora manca solo che il 25 nasca Gesù bambina…”. Caustico anche Guido Crosetto. “Oggi Scalfari, nell’articolo di fondo di Repubblica, dice che gli apostoli erano 13. Si confonde con i commensali…”, scrive il fondatore di Fratelli d’Italia aggiungendo una emoticon con occhiolino.

Quando inventò l’intervista a Bergoglio

Non è la prima volta che Scalfari mette in imbarazzo i suoi estimatori. E nei guai il blasonato quotidiano progressista. Anni fa riscrisse con grande libertà la storia di Roma antica, promuovendo a imperatore Numa Pompilio. Un’altra volta inventò praticamente di sana pianta un’intervista al Sommo Pontefice. Atteggiandosi a grande amico di Francesco. Proprio così. Inutile dire che lo scoop su Papa Bergoglio non fu gradito al Vaticano. “Non ho registrato nulla. Ho ricostruito tutto a memoria, poi ho aggiunto io delle frasi che il Papa non ha mai pronunciato, per far capire meglio i concetti”. Capito? Un colloquio trasformato liberamente in un’intervista. Talmente libera da costringere la Santa Sede a cancellarla dal proprio sito web ufficiale.

Acciacchi e demenza senile. Fisiologico. Un po’ meno che l’Eugenio nazionale ancora continui a dispensare con incerta lucidità perle di saggezza da incastonare nel vangelo progressista e globalista della sinistra con il birignao.

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