È morto Renato Scarpa, non solo “Robertino” di Troisi, ma maschera “sdrammatica” al servizio del cinema
Renato Scarpa se n’è andato via silenziosamente. Così come in punta di piedi aveva fatto il suo ingresso nel mondo del cinema quando, alla fine degli anni Sessanta, si impone agli occhi dell’attenzione pubblica esordendo come caratterista di ottimo livello.
Addio a Renato Scarpa, l’attore è morto oggi nella sua casa romana
È morto a Roma, nella sua casa in zona Bravetta, Renato Scarpa. Secondo i carabinieri della stazione Roma Bravetta, intervenuti sul posto dopo la chiamata del 118, l’attore sarebbe morto per cause naturali. 82 anni, interprete versatile, sul grande schermo ha dato corpo istrionico e forza spettacolare ai film in cui ha recitato soprattutto per quella sua abilità nel cimentarsi con una maschera drammatica, quasi melodrammatica, anche in sceneggiature comiche. Per questo oggi tutti lo ricordano soprattutto per il suo “Robertino” in Ricomincio da tre di Massimo Troisi. E nelle vesti dello sventurato conoscente di Sergio, alias Carlo Verdone in Un sacco bello, precettato dal playboy da strapazzo per un viaggio in Polonia dove, entrambi, non arriveranno mai.
Una maschera “sdrammatica” al servizio dei maestri dei nostri cinema
Un attore di livello capace di toccare tutte le corde dei sentimenti con la “sdrammaticità” tipica delle sue performances, diventata la sua cifra interpretativa. Sia che la sua recitazione fosse al servizio di un plot comico, sia che avesse per le mani una sceneggiatura comica. E comunque sempre in omaggio alla grande scuola della commedia all’italiana e diretto dai più grandi maestri del nostro cinema. E allora, satira, ironia, grottesco e perfino horror all’italiana, Scarpa si è cimentato in tutto: sempre con il suo originalissimo tocco. Attore per Luciano De Crescenzo alle prese con i successi della saga di Bellavista. Per Maurizio Nichetti, per cui interpreta il ruolo del padre apprensivo in Stefano Quantestorie (1993). E come detto per Massimo Troisi.
Dal Robertino di “Ricomincio da tre” all’ipocondriaco per Carlo Verdone
E allora, è stato il severo padre Corazza nel grottesco Nel nome del padre di Marco Bellocchio (1972). L’inflessibile padre domenicano Alberto Tragagliolo per Giuliano Montaldo alle prese con Giordano Bruno (1973). L’enigmatico professor Verdegast sull’inquietante set di Suspiria (1977) di Dario Argento. E ancora, l’ipocondriaco Sergio in Un sacco Bello (1980). Il mammome complessato di Ricomincio da Tre (1981). Il direttore dell’ufficio postale, e amico del protagonista, ne Il postino di Michael Radford. di nuovo un religioso – stavolta un prete – per A ovest di Paperino di Alessandro Benvenuti (1982). Il dottor Cazzaniga in Così parlò Bellavista (1984) e in Il mistero di Bellavista (1985), entrambi firmati Luciano De Crescenzo.
Il doppio impegno sui set di Nanni Moretti
E a proposito di sodalizi artistici, a parte Troisi e De Crescenzo, nella storia cinematografica di Renato Scarpa figura anche un bis con Nanni Moretti. Per il regista romano, l’attore milanese morto oggi ha vestito i panni del compassato preside nel drammatico La stanza del figlio (2001), e le vesti color porpora del cardinal decano Gregori in Habemus Papam (2011). Proprio un anno dopo, allora, il Comune di Orta di Atella assegna a Renato Scarpa il premio Fabulae Atellanae per il cinema. In omaggio a una dedizione e ad una capacità di spaziare tra ruoli e generi, grande e piccolo schermo, che l’attore a cui oggi diciamo addio ha sempre perseguito con serietà e descrizione. E di cui ha dato ampia e significativa prova d’autore nell’arco di una lunga e poliedrica carriera.
Verdone: «Chi ha amato “Un sacco bello” non potrà non essere triste per la sua morte»
Tra i primi addii sul web, spiccano le parole di Carlo Verdone. «Cari amici, chi ha amato Un Sacco Bello non potrà non esser triste per la scomparsa di Renato Scarpa per un improvviso malore». Carlo Verdone ricorda su Instagram l’attore, scomparso oggi a Roma all’età di 82 anni, che aveva recitato con lui nel film del 1980, nella parte del compagno di avventura in un viaggio mai portato a termine alla volta di Cracovia. Un messaggio di commiato che l’attore e regista romano conclude dicendo: «Affettuoso, dotato di gran talento, aveva il dono della “misura”. Cosa che non tutti gli attori hanno»…