Dal lavoro al Quirinale, ad Atreju confronto a 360 gradi con Giorgetti, Di Maio, Lollobrigida e Tajani

6 Dic 2021 20:26 - di Stefania Campitelli
Atreju

Lavoro, reddito di cittadinanza, riforme strutturali. Ma anche il Qurinale. Sono i temi al centro del dibattito dal titolo “La questione  occupazionale in Italia, nel punto d’incontro tra produzione e solidarietà” protagonista della prima giornata di Atreju 2021 a Roma. Un confronto a tutto tondo tra avversari e alleati politici. Come da tradizione della storica kermesse di Fratelli d’Italia. Che nei suoi 23 anni di storia ha sempre ospitato rappresentanti politici del centrosinistra o del governo. All’insegna del superamento degli steccati ideologici.

Reddito di cittadinanza, ad Atreju confronto a 360 gradi

Sul palco del “Natale dei patrioti” si sono alternati, due esponenti del governo, Giancarlo Giorgetti e Luigi di Maio, il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida, il coordinatore forzista  Antonio Tajani. E due tecnici: Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat e Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro. Presentati dalla padrona di casa Giorgia Meloni. Che ha poi passato la parole al direttore del Messaggero, Massimo Martinelli.

Giorgetti: parliamo di lavoro di cittadinanza

“Comincia a manifestarsi il rischio connesso alle opportunità delle rivoluzioni digitali ed energetiche. Cioè l’entrata in crisi di settori tradizionali, maturi. È li che ci sarà un problema di perdita di posti di lavoro ora e in futuro”. Giorgetti ha puntato i riflettori sullo scenario attuale di crisi sul mercato del lavoro. Una situazione da fronteggiare urgentemente.  Sul terreno minato del reddito di cittadinanza Giorgetti, alla presenza di un concentratissimo Di Maio, è tornato a bocciare la creatura grillina. Che avrebbe dovuto sconfiggere la povertà. “Più che di reddito di cittadinanza dobbiamo parlare di lavoro di cittadinanza. Perché è solo con il lavoro che, chi è idoneo a farlo, si realizza compiutamente nella sua dimensione umana. Non solo percependo un reddito e sentendosi un assistito”.

Lollobrigida: orgogliosi di aver bocciato il rdc

Una visione molto vicina a quella che storicamente sostiene Fratelli d’Italia. Che non ha l’imbarazzo di sedere a palazzo Chigi e di dover mandar giù bocconi amari, frutto di compromessi nella maggioranza. “È  motivo di orgoglio per noi non aver votato e non votare mai il reddito di cittadinanza”, ha detto Lollobrigida giocando in casa. “Perché  è un provvedimento sbagliato. Nasce infatti da una considerazione sbagliata a monte: Ovvero che il lavoro esiste  in natura e invece deve essere creato”. Il capogruppo di FdI poi, rivolgendosi a Tajani, ha ribadito la coerenza della scelta di restare all’opposizione del governo Draghi. “Proprio perché essere patriota significa anteporre gli interessi nazionali ai simboli di partit”. Non molla Di Maio, che non è nuovo per il pubblico di Atreju. “Ho sentito anche la proposta di Fratelli d’Italia, penso che nessuno sarà in grado di abolire il reddito di cittadinanza in Italia. Al massimo gli cambieranno nome”. 

Tajani: abbassare le tasse per far respirare le imprese

La ricetta per Antonio Tajani, invece, sta nel ridurre la pressione fiscale,  storica posizione di Forza Italia e del centrodestra. “Abbattendo, ad esempio, tasse vergognose come Irap, Irpef. Vanno abbassate tutte le tasse che permettono alle imprese di respirare. Questo è il modo per creare lavoro”. Sulla partita del Quirinale, invece, il coordinatore azzurro ha ribadito la necessità che Draghi resti al timone di Palazzo Chigi. Niente Quirinale per il premier. “Il governo non ha esaurito il suo compito. Il governo di unità nazionale può essere guidato solo da una personalità di straordinaria forza come Draghi”.

Di Maio: la Meloni più  affidabile di Salvini

Sul Colle, invece, Di Maio prova a mettere zizzania nel centrodestra. Temendo come la peste le elezioni anticipate, finge compattezza tra le file della maggioranza.  “Un questo momento temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura. Soprattutto ad opera di Salvini. Lo dico in presenza delle forze di centrodestra. Secondo me ora è più affidabile Giorgia Meloni”. Giorgetti non risponde alla provocazione in modo diretto. Chiede però senso di responsabilità, “che significa meno dichiarazioni e molta molta riflessione perché la situazione è davvero complicata”. È semplicistico – taglia corto il ministro leghista – ridurre tutto il dibattito politico su chi va al Quirinale, chi deve fare il presidente del consiglio e andare avanti fino al 2023. E ancora: “È difficile governare con chi fa campagna elettorale“.

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