Meloni: «No al presidenzialismo di fatto che incarna Draghi. Decidono i cittadini, non il Palazzo»

13 Nov 2021 13:58 - di Redazione
meloni draghi

Il faro resta sempre la volontà popolare. Ed è a quella che Giorgia Meloni guarda, sia che si tratti delle scelte per il centrodestra, sia che si tratti delle scelte per il Paese. La leader di FdI è tornata a ribadirlo nel corso dell’evento organizzato da FdI a Milano con sindaci e amministratori locali della Lombardia. Per questo né le affermazioni su Salvini premier, né quelle sulle primarie, che tengono banco nel dibattito intorno al centrodestra, sono per Meloni nodi da sciogliere, ma semplicemente temi da affrontare guardando al rispetto delle indicazioni degli italiani. E lo stesso vale per la forma del governo, per quel presidenzialismo che Meloni rivendica, è da sempre è un cavallo di battaglia di FdI e che è tornato con forza nel dibattito dopo l’uscita di Giorgetti su un eventuale “presidenzialismo di fatto” di Draghi.

Salvini candidato premier? «Giusto, lo siamo tutti»

Per Meloni, quindi, il fatto che Salvini parli di sé come candidato premier non è un fuor d’opera. E, anzi, «penso sia giusto», ha detto. «Queste cose – ha chiarito la leader di FdI – le facciamo scegliere ai cittadini, partiamo con una campagna elettorale nella quale i cittadini ci dicono quale partito sarà primo all’interno della coalizione e che quindi, in caso di vittoria, esprimerà il premier». «Potenzialmente – ha precisato Meloni – siamo tutti candidati in partenza. E quindi è assolutamente giusto quello che dice Salvini».

Sì alle primarie, ma «servono ovunque le stesse regole»

Bene anche pensare alle primarie per la scelta dei candidati alle prossime amministrative, che però devono valere ovunque. Meloni ha spiegato di «tenere molto» al fatto che i candidati siano individuati il prima possibile, «per non ripercorrere errori e difficoltà» già misurati. «E mi pare – ha aggiunto – che su questo siano d’accordo tutti». Dicendosi fiduciosa sulla possibilità di vittoria, Meloni ha spiegato che «nell’ultimo vertice di centrodestra, abbiamo parlato anche di convocare molto più spesso il tavolo sulle amministrative, proprio per cercare di risolvere a monte dinamiche territoriali che sono assolutamente legittime». Quanto alle primarie, «figurarsi se può essere contrario un partito come FdI, che le ha nello Statuto». «Ovviamente le regole devono valere ovunque nella stessa maniera. Se si stabilisce che si lavora con le primarie, lo si fa dappertutto».

Meloni: «Il presidenzialismo di fatto di Draghi non va»

Ed è ancora pensando alla volontà dei cittadini che Meloni ha lanciato «un allarme» rispetto al presidenzialismo ad personam su Draghi. «Noi siamo una Repubblica parlamentare, questa storia del presidenzialismo di fatto che arriva insieme a Mario Draghi non funziona», ha avvertito la leader di FdI, ricordando che «noi siamo i più presidenzialisti di tutti. Ma il presidenzialismo prevede l’elezione del presidente da parte dei cittadini. Non si possono calare persone dall’alto e poi decidere che il Parlamento non conta più niente».

L’orgoglio per la classe dirigente di FdI

Poi, parlando di FdI, Meloni ha rivendicato il valore della classe dirigente del partito, che con il 5% dei parlamentari «non solo riesce a essere presente e preparata su ogni provvedimento», ma «a imporre la sua agenda al rimanente 95% del Parlamento». FdI «senza timore di smentita, vanta una delle migliori classi dirigenti che la politica possa rivendicare», ha ribadito Meloni, concedendosi poi una battuta prendendo spunto dall’intervento di Vittorio Feltri. «Raccontava, un po’ scherzando, di aver partecipato a una riunione in consiglio comunale e di non averci capito niente. Io ho pensato: vedete, FdI è un partito nel quale quello che dichiara di capirci di meno si chiama Vittorio Feltri, ci sono partiti nei quali quello che ci capisce di più si chiama Luigi Di Maio. Fate voi».

Le cartelle esattoriali 6 mesi dopo la fine dell’emergenza

Ma l’incontro di Milano è stato anche l’occasione per tornare sugli altri temi d’attualità, strettamente connessi alla gestione della pandemia e alla proroga dello stato d’emergenza. Meloni è tornata a smascherare incongruenze e strabismi del governo Draghi, come il fatto che «se c’è la proroga dello stato d’emergenza non si può chiedere ai cittadini di pagare 5 milioni di cartelle esattoriali. La proposta di FdI è: le cartelle si mandano sei mesi dopo la fine dello stato d’emergenza».

Meloni smaschera le incongruenze del governo Draghi

Ma è a monte che qualcosa non torna. «Il fatto che si continui a parlare della possibilità di zone rosse, come il fatto che si continui a parlare di proroga dello stato di emergenza sono un po’ incompatibili – ha ricordato Meloni – con il racconto che il governo ha fatto circa l’utilità dei provvedimenti che sta portando avanti, a partire da come è stato usato in Italia il Green pass». Quanto alla stretta sulle manifestazioni, poi, la leader di FdI ha avvertito che «non possono essere per quelle no Green pass, possono essere disposizioni per le manifestazioni» in generale.

Il doppiopesismo del governo sulle manifestazioni

«I due pesi e le due misure che si usano verso chi manifesta contro i provvedimenti del governo piuttosto che verso chi manifesta a favore della sinistra sono ormai evidenti», ha proseguito Meloni, spiegando che «siamo assolutamente favorevoli a che lo Stato dia delle regole per garantire sicurezza ai cittadini però questo deve valere per tutti». «Arrivare all’ipotesi di un governo che spara con gli idranti contro lavoratori in ginocchio che manifestano contro i suoi provvedimenti e poi consente, senza neanche dire niente, a migliaia di punkabbestia di ammassarsi nei rave illegali è qualcosa – ha concluso Meloni – che credo faccia arrabbiare tutti». e avver

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