Covid, la speranza arriva dal Giappone. Gli scienziati: «Ecco come la variante Delta è sparita»

25 Nov 2021 15:46 - di Giorgia Castelli
Giappone Covid

In Giappone la quinta e più grande ondata di pandemia di Covid, guidata dalla variante Delta del coronavirus, si è improvvisamente interrotta a seguito di un aumento apparentemente inarrestabile di nuove infezioni. Ma cosa è successo? Secondo un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata, la spiegazione sarebbe nelle continue mutazioni del virus che avrebbero di fatto ucciso il Covid. Una sorta di “auto-estinzione” naturale dovuta ad errori in una proteina, la nsp14.

Giappone, a fine estate la più grande ondata di contagi Covid

Il Giappone ha subito la sua più grande ondata di Covid alla fine dell’estate, con un picco di circa 23.000 casi al giorno ad agosto. Ma l’ondata si è interrotta bruscamente e negli ultimi giorni il governo metropolitano di Tokyo ha segnalato soltanto cinque nuovi casi di positività al coronavirus.

L’autodistruzione del virus

Secondo una teoria “potenzialmente rivoluzionaria” avanzata dal professor Ituro Inoue, un esperto di genetica, la variante Delta ha semplicemente accumulato troppe mutazioni nella proteina che corregge gli errori del virus chiamata nsp14. Qui i ricercatori hanno trovato molti cambiamenti genetici e poi un arresto improvviso nel processo di evoluzione. Il professor Inoue afferma che il virus ha lottato per riparare gli errori e continuare a replicarsi. Ma alla fine ha causato la propria “autodistruzione”. «Siamo rimasti letteralmente scioccati nel vedere i risultati», ha detto Inoue al Japan Times.

L’ipotesi degli scienziati

Quando un virus si replica, i suoi geni subiscono “errori di copiatura” casuali che, nel tempo, portano a cambiamenti nella composizione dei virus. Le mutazioni possono renderlo più in grado di diffondersi, schivare l’immunità o causare gravi malattie. Ma in alcune occasioni, queste mutazioni diventano “vicoli ciechi evolutivi”, dicono gli esperti.

Alcuni esperti hanno attribuito la diminuzione dei casi al tasso di vaccinazione del 76,2% del Paese e alla forte aderenza all’uso delle mascherine, ma secondo il professor Inoue le nuove infezioni sarebbero ancora in aumento se il ceppo Delta fosse ancora “vivo e vegeto”. «Se il virus fosse vivo e vegeto, i casi aumenterebbero sicuramente, poiché in alcuni casi le mascherine e la vaccinazione non prevengono le infezioni», ha affermato.

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