Clima, tempo incerto a Glasgow: la Cop 26 esorta ma non decide. Accordo ancora lontano

13 Nov 2021 11:57 - di Redazione
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Tante esortazioni e nessuna vera intesa sul clima alla Cop 26 in corso di svolgimento a Glasgow, in Scozia. Tanto è vero che la presidenza britannica ha dovuto ricorrere a “tempi supplementari” per trovare un accordo definitivo tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Nel frattempo, abbondano i documenti tecnici, di per sé non risolutivi. La dichiarazione finale è ferma allo stato di bozza. Quella che circola da questa mattina dà il benvenuto «al lancio di un programma di lavoro complessivo di due anni Glasgow-Sharm el-Sheikh (sede della Cop27 del 2022, ndr) sull’obiettivo globale dell’adattamento».Vi si legge anche che i Paesi della Cop26 devono rivedere e rafforzare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030 entro il 2022.

Anticipata al 2022 la scadenza dei piani per ridurre il gas serra

Lo scopo è allinearsi agli obiettivi sul riscaldamento globale presenti nell’accordo di Parigi. Tra questi la limitazione del riscaldamento a «ben al di sotto dei 2 o 1,5 gradi Celsius», tenendo conto delle diverse circostanze nazionali. Un dato che potrebbe sbloccare lo stallo è l’esortazione ai Paesi sviluppati «a raddoppiare entro il 2025» i finanziamenti per il clima consentendo così ai Paesi in via di sviluppo di «adattarsi ai cambiamenti climatici, rispetto ai livelli del 2019». Tra le aggiunte, rispetto alla bozza pubblicata ieri, c’è anche «il riconoscimento della necessità di sostegno verso una transizione giusta». L’anticipazione della scadenza al 2022 dei piani per ridurre le emissioni di gas serra è certamente un passo avanti.

«I Paesi ricchi raddoppino le risorse per il clima»

La bozza, infine, conferma il piano per mantenere le promesse fatte nell’ambito dell’accordo di Parigi sul clima del 2015. Resta presente anche l’accordo sui combustibili fossili in cui si chiede ai Paesi firmatari di smettere di usare «carbone senza sosta» e di stanziare «sussidi per i combustibili fossili». Una formula, anche qui esortativa, dettata dalla necessità di tranquillizzare Australia e Arabia Saudita fortemente orientati a rimuovere questa dicitura. Insomma, cambia poco rispetto alla bozza fatta circolare. È la conferma che la lotta ai cambiamenti climatici si ferma di fronte davanti all’interesse nazionale di ciascuno Stato. E anche questo era prevedibile.

 

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