Casa occupata, le Rom non sono pentite e sfidano ancora l’anziano: “Lo rifaremo di nuovo” (video)
La casa occupata è stata liberata. Per adesso. Le due donne Rom, con cane, che avevano occupato la casa di un pensionato romano, uscito per una visita medica, non sono pentite: “Lo rifaremo”, hanno detto alla giornalista di Rai Uno della ‘Vita in diretta’ nelle fasi dello sgombero, che le forze dell’ordine gli hanno costretto ad effettuare. Le due donne che hanno occupato per 23 giorni la casa nel quartiere Don Bosco a Roma di Ennio Di Lalla, cardiopatico di 86 anni, sostengono di avere ragione loro. “Non sapevamo che l’appartamento fosse occupato”, dicono. Intanto, durante l’occupazione, glielo hanno devastato e imbrattato, al punto che il pensionato, ieri, alla vista dello stesso, ha avuto un malore. “Ma vi sembra normale?”, si è chiesto su Fb il leader della Lega, Matteo Salvini.
Casa occupata, le Rom restano libere, il pensionato paga le spese
Ennio Di Lalla, l’ottantaseienne del quartiere Don Bosco, dovrà comunque provvedere al ripristino della serratura sbloccata dai carabinieri per avere accesso all’abitazione, oltre che alla pulizia e alla sistemazione degli arredi e del mobilio rovinati dalla occupante Rom, una donna dell’est che conosceva l’anziano e ha approfittato della sua assenza per introdursi nell’abitazione dell’uomo.
«C’erano decine, che dico, centinaia di sigarette spente sul tavolo. La pipì del loro cane, un dogo, sparsa dappertutto. La cera delle candele era sciolta sul pavimento e sopra i mobili, perché l’avvocato Olivieri nel frattempo aveva fatto staccare a quelli la corrente e i rom si facevano luce con i moccoli. In 23 giorni hanno avuto perfino il tempo di traslocare: dentro c’è un televisore che non è mio, hanno cambiato pure le tende del salotto. Dovrò ripulirla da capo a fondo», ha detto Di Lalla al Corriere.
La procura di Roma ha aperto un fascicolo per occupazione abusiva, su sollecito del legale della vittima quattro giorni ha firmato la richiesta di sequestro dell’appartamento e ha atteso l’autorizzazione dell’Ufficio delle indagini preliminari.
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