Assalto a Capitol Hill, chiesti 3 anni per lo sciamano Jake Angeli: “Non ha mostrato pentimento”

10 Nov 2021 14:12 - di Laura Ferrari
Sciamano

Una condanna ad oltre tre anni di carcere è stata chiesta per Jacob Chansley (noto come Jake Angeli), diventato famoso in tutto il mondo come lo “sciamano QAnon” che ha partecipato, a torso nudo, il volto truccato ed il copricapo vichingo, all’assalto al Congresso il 6 gennaio scorso da parte dei sostenitori di Donald Trump.

È stata proprio la fama conquistata da Chansley, che prima di aderire alla setta complottista ha tentato una carriera d’attore con lo pseudonimo Jake Angeli, a spingere i procuratori a chiedere una sentenza esemplare.

“Le ormai famose azioni criminali dell’imputato l’hanno reso il volto pubblico della rivolta a Capitol Hill – si legge nella richiesta depositata la notte scorsa – l’imputato era nel gruppo dei primi 30 rivoltosi che sono entrati nel Congresso, pattugliandone i corridoi, aizzando gli altri rivoltosi gridando oscenità su deputati e senatori e parlando di “opportunità” di liberarsi del governo di chi considerata traditori”. Chansley, che non è accusato di aggressione di pubblici ufficiali o distruzione di proprietà governativa, è il terzo partecipante alla rivolta che arriva alla conclusione del processo.

La pesante richiesta per lo sciamano Angeli

La richiesta di 51 mesi di detenzione è molto più pesante di quella di 18 mesi avanzata per Paul Hodginks, unico condannato finora ad una pena che il giudice alla fine ha stabilito di otto mesi. Mentre oggi è attesa la decisione del giudice Royce Lamberth, lo stesso del caso dello ‘sciamano’, su Scott Fairlamn, un ex lottatore Mma che ha ammesso di aver aggredito un poliziotto, per il quale i procuratori hanno chiesto 44 mesi.

I procuratori hanno giustificato la maggiore severità nei confronti di Chansley con il fatto che l’uomo nei mesi precedenti all’assalto al Congresso è stato attivo nel disseminare disinformazione sulla vittoria elettorale di Joe Biden e l’integrità delle elezioni. E durante l’assalto si è ripetutamente rifiutato di rispondere alle richieste dei poliziotti di ritirarsi.

“Nei giorni successivi non ha mostrato nessun pentimento – hanno scritto ancora i procuratori – vantandosi con i media delle azioni dei rivoltosi che quel giorno hanno costretto i deputati a rifugiarsi nei bunker che le maschere anti gas”.

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