Tratta di nigeriane, 36 anni di carcere per 11 persone. Tra le vittime una minorenne a bordo della Aquarius
Centotrentasei anni di reclusione per undici imputati. Tutti nigeriani, con pene comprese tra sei e venti anni ciascuno. È la sentenza del processo celebrato col rito immediato. A poco più di un anno dall’esecuzione dell’operazione ‘Promise land. Della squadra mobile di Catania contro una banda. Che, secondo l’accusa, gestiva una tratta internazionale di giovani donne e ragazze, loro connazionali, da ridurre in schiavitù. E fare prostituire.
Tratta di nigeriane, in 11 a processo: 136 di carcere
La polizia, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania, grazie alla collaborazione di una vittima, è riuscita a far luce sulla rete. Che faceva arrivare dalla Nigeria giovani donne, anche minorenni, da avviare alla prostituzione in Italia e all’estero. Quindici le vittime accertate, che nelle conversazioni degli indagati erano “macchine”.
Rete scoperta grazie a una vittima che ha denunciato
Preziosa la collaborazione di una delle vittime. Una minorenne giunta a Catania nel 2017 con altri 433 migranti. A bordo della nave Aquarius della Ong “Sos Mediterrané. Dalla sua testimonianza gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’attività del gruppo. Che in otto mesi avrebbe movimentato un milione e 200mila euro. Attraverso carte di credito Postepay. Tutto denaro proveniente dall’attività di prostituzione. Alla quale le vittime venivano avviate. Dopo essere arrivate in Italia con la promessa di un lavoro e di una vita migliore. Le vittime dovevano restituire somme che andavano dai 25mila ai 30mila euro. E prima della partenza dall’Africa venivano intimidite dai riti juju ai quali erano sottoposte. Al reclutamento in Nigeria pensavano le famiglie degli indagati.