Stop di Grillo alla fronda: «L’asse col Pd non si tocca». Ma in 20 sono pronti a fuggire dal M5S (video)

14 Ott 2021 17:09 - di Chiara Volpi
Grillo Pd

Grillo lo ha ribadito forte e chiaro (anche se in privato ai suoi vicinissimi): per il garante M5S «l’asse con i dem non è in discussione. E va preservata». E così, mentre la folla di ribelli e disorganici del Movimento minaccia e tenta la fuga sia dalla Camera che dal Senato. Delusa da Conte e da Grillo che, finora, sembrano impedire lo scatto di reni rispetto ai dem. E rinnegare quel che resta del programma e della linea del Movimento cinque Stelle che fu. O che avrebbe voluto essere…

Grillo prova a frenare la fronda: «L’asse con il Pd non è in discussione. E va preservata»

Dunque, da referente inaffidabile a gancio a cui attaccarsi: Grillo rivede la sua stima nel Pd. E sembrano davvero lontanissimi i tempi in cui Grillo, presentatosi a Roma investe di padre nobile del M5S che aveva appena vinto le elezioni, si rifiutava addirittura di sedersi al tavolo delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, con l’allora candidato premier, Matteo Renzi. Allora furono scintille, con uno scambio di battute al vetriolo che riportiamo, tanto per rispolverare la memoria sulla famosa coerenza dei pentastellati, in un video Vista postato in basso. Era il 19 Febbraio del 2014, quando nell’ormai famoso faccia a faccia Renzi-Grillo in diretta streaming della Camera dei Deputati, volarono stracci e insulti. Una parentesi, durata appena 10 minuti. E chiusa con una stretta di mano che preannunciava solo una tregua armata.

M5S, Grillo prova a tenere botta: ma il malcontento sul Pd dei pentastellati straborda ovunque

E invece, oggi al grido di non c’è trucco, non c’è inganno, assistiamo a tutto il contrario. Del resto, la situazione del M5S è in stallo. Il Movimento è sprofondato nell’abisso della debacle elettorale. Dilaniato da divisioni. Esodi di massa. Emorragie di consensi e guerre intestine – comprese quelle tra i vertici – che ne minano quotidianamente la stessa possibilità di sopravvivenza. Mala tempora currunt: e Grillo si adegua. Ribaltando il fronte anti Pd, in nome di un’alleanza che può salvare il salvabile di quel che resta della galassia grillina in frantumi. E allora, mentre ancora ieri, a partire da Giulia Grillo, i parlamentari a 5 stelle sono tornati a denunciare il loro malcontento. E a minacciare nuove fughe, sia dalla Camera che dal Senato. Delusi da «un appiattimento sul Pd» che rende i loro esponenti soggiogati e sottomessi. E la loro politica «latitante», frutto anche della linea e del programma di Conte.

Grillo non verrà a Roma: la riunione coi parlamentari per ora non s’ha da fare…

E allora, Beppe Grillo dixit: non sarà a Roma, tranne cambi di programma in corsa. Che con lui, ovvio, non sono mai da escludere. Il garante e padre del M5S non dovrebbe scendere nella capitale né questa, né la settimana prossima, fa sapere l’Adnkronos. Lo avrebbe assicurato lui stesso a chi lo ha sentito in queste ore, dopo che con forza erano girate voci di un suo arrivo imminente per incontrare i parlamentari 5 Stelle. Grillo resta a Genova, ma da lì non perde di vista le acque agitate del Movimento. Compresi i malumori degli eletti per quello che in molti, nelle chat interne, etichettano come un «appiattimento sul Pd».

Grillo e il Pd: il garante blocca i pentastellati che chiedono uno scatto di reni

Per il fondatore del M5S l’asse con i dem «non è in discussione». Così come non si discute sul sostegno al governo Draghi. L’alleanza coi i dem guidati da Enrico Letta «va preservata», ha ribadito a chi gli è più vicino – e riporta l’Adnkronos – pur riconoscendo che il Movimento, ora più che mai, ha bisogno di uno scatto di reni. Di una ventata di fiducia (più che di autocritica?) e di definire con forza la propria identità. Una connotazione politica, sembra dimenticare però Grillo, rinnegata da quando il M5S siede ai tavoli del governo. E ora più che mai repressa e declinata all’alleanza giallo-rossa. E allora, dubbi e perplessità del garante si concentrano su Giuseppi. Nei confronti del quale Grillo resta freddo, riportano le stesse fonti, nonostante i contatti tra i due ci siano.

Ma ribelli e frondisti scalpitano: siamo «appiattiti sul Pd» e la nostra «politica latita»

Ma il tono che Grillo usa quando parla con terzi del nuovo leader, raccontano, ricalca quello usato nell’intervento per la chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi a Roma. Dunque ironico da una parte («il nostro Mago di Oz»). Ma anche pungente: «Ora è in giro nelle piazze e inizia a capire qual è il vero senso di direzione del M5S». Non solo. Grillo, che tiene vivi i rapporti con Davide Casaleggio nonostante la rottura tra il presidente dell’associazione Rousseau e il Movimento, avrebbe espresso qualche dubbio – riferiscono sempre dall’Adnkronos anche sulla necessità del Movimento di dotarsi di una sede fisica a Roma. A due passi da Montecitorio… Un altro “pilastro” del pensiero grillino venuto meno. e così, almeno per ora, la riunione con i parlamentari resta in stand-by. Anche perché confrontarsi in questo momento di “tutti contro tutti” rischierebbe di peggiorare un clima già rovente.

Grillo sempre meno fiducioso in Conte punta sul Pd

La situazione è al limite e la tensione si taglia col coltello. Come già anticipato, infatti, i venti del malcontento soffiano forte e rischiano di far saltare in aria la Casa pentastellata. Con Grillo, un tempo fiducioso che l’arrivo di Conte alla guida del Movimento li avrebbe sopiti, rimasto deluso, come riporta chi gli è vicino. Sullo sfondo, allora, le voci fuori campo di imminenti addii, con una ventina di parlamentari pronti a lasciare. E con la macchina delle restituzioni – elemento non secondario – che continua a incepparsi, nonostante il divorzio con Casaleggio.

«Ma se siamo una fotocopia sbiadita del Pd, è chiaro che la gente vota l’originale…»

Ribelli  e disorganici al Movimento, del resto, non temono “solleciti” veementi nell’imminenza, da parte dei vertici: «Se ci spingono alla porta prima della votazione del Presidente della Repubblica sono pazzi»: è la convinzione dei più. E su questo terreno scivoloso, Conte deve nominare immediatamente la segreteria. Operando scelte istantanee senza perdere altro tempo (visto che temporeggiare sembra essere diventata l’attività più praticata dal nuovo leader a cinque stelle). E, al tempo stesso – fa capire la fonte dell’Adnkronos, «individuare 3-4 punti forti, che ci diano una connotazione chiara. Quelli che un tempo, per intenderci, erano il reddito di cittadinanza e la lotta agli sprechi. Sui canali ufficiali del Movimento, invece, da giorni si parla di fascismo e antifascismo, della Meloni, di Forza Nuova. Ma se siamo una fotocopia sbiadita del Pd, è chiaro che la gente vota l’originale…».

Sotto, il video di Vista (fonte Camera dei Deputati) da Youtube

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