“Solo Dio può salvare le madri”, le ostetriche non servono più: così i talebani si accaniscono su di loro

8 Ott 2021 18:53 - di Lara Rastellino
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Ancora un colpo di spugna dei talebani. Ancora le donne nel mirino degli integralisti islamici che, da quando alla fine di agosto hanno riconquistato il potere in Afghanistan, stanno quotidianamente lavorando per ridimensione, fino al punto di annullarlo, il ruolo e il potere delle donne. Stavolta, allora, tocca alle ostetriche: sono loro le ultime vittime finite nel mirino oscurantista degli estremisti al governo a Kabul. E su di loro che si sta per abbattere la scure retrograda dei nuovi talebani al comando.

I talebani delegittimano il ruolo delle ostetriche: non servono più

«Le ostetriche non sono necessarie nella società, perché la morte è nelle mani di Dio. E solo Dio può salvare la vita delle madri». Un proclama che è tutto un programma, quello annunciato da un comandante talebano, che ha inveito con una sorta di anatema contro le ostetriche afghane. E a raccontarlo è proprio una di loro, una professionista della provincia di Paktika, che ha chiesto l’anonimato per salvaguardare la propria sicurezza. Una denuncia drammatica, la sua, che la donna argomenta con la forza della disperazione e dei numeri. E così, come spiega il sito di Today.iyt che riprende la notizia pubblicata dalla rivista Journalist, The Christian Science Monitor, «ai tempi in cui gli estremisti sono stati estromessi dal potere, ovvero nel 2001, c’erano solo 467 ostetriche addestrate in tutto il Paese. Un numero che negli anni è salito a più di 15.000. Ma adesso si rischia di tornare indietro»…

L’agghiacciante racconto di una ostetrica della provincia di Paktika

Una marcia indietro repentina e inarrestabile, cominciata nel corso di questa settimana. Quando, dopo anni passati a salvare la vita delle madri afgane e dei loro bambini appena nati, la ostetrica che ha denunciato quanto sta accadendo alla rivista online. Raccontando la sua esperienza personale. E di come sia rimasta scioccata quando «un comandante e due combattenti sono entrati nella clinica dove lavorava in un remoto angolo del sud-est dell’Afghanistan» per dettare le nuove regole. Promulgare i nuovi editti. In linea con un preciso intento di azzerare le conquiste che le donne hanno acquisito negli ultimi anni, da un punto di vista sociale, come da quello professionale. E così, stando al racconto riportato dal periodico citato, e ripreso da Today.it: «I talebani avrebbero insultato il personale, dicendo che le donne “non hanno alcun diritto di uscire o lavorare”. E che le loro libertà degli ultimi 20 anni – essere istruite, lavorare negli uffici “partecipare a riunioni con uomini” e uscire senza un maschio guardiano – aveva “rovinato l’Afghanistan”».

Rientra tutto nel piano di “ridimensionamento” e azzeramento del ruolo della donna (e delle sue conquiste)

E allora: niente politica. Niente ufficio. Né lavoro in ospedale. No allo studio. Nessuna possibilità sociale. Alcun riconoscimento pubblico. Quale futuro attende queste donne? E in particolare, come finirà per le ostetriche, divenute per i talebani le ultime vittime da sacrificare sull’altare dell’integralismo religioso e del fanatismo oscurantista? Un interrogativo che dovrebbe porsi la stessa comunità internazionale perché, di sicuro, la sorte delle ostetriche in Afghanistan costituirà il parametro di riferimento rispetto a quanto i talebani sapranno – e vorranno – valorizzare o sminuire il ruolo delle donne nella società.

 

 

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