Senato, fumata nera sul ddl Zan. E domani si va in aula. Pd teso per la “tagliola” di FdI e Lega

26 Ott 2021 20:00 - di Redazione
ddl Zan

Dopo due ore di infiammato confronto si conclude con un nulla di fatto il tavolo “decisivo” per il ddl Zan. Il presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari ha infatti sospeso la riunione in vista della ripresa del confronto domani in aula. Ma prima i capigruppo della maggioranza, con l’eccezione di M5S e Leu che hanno disertato anche la riunione, si vedranno in tarda serata. All’incontro hanno dunque partecipato i rappresentati di Pd, Iv, Lega, FI, FdI e Julia Unterberger per il gruppo Misto. I moti dell’aggiornamento li ha spiegati Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva a Palazzo Madama: «Il Pd vuole parlare con M5S e Leu». Intanto, a partire dalle 18.45 si riunirà la conferenza dei capigruppo.

M5S e Leu disertano l’incontro

L’attenzione del fronte dei pro-ddl Zan – Pd, M5S, Leu – è tutta incentrata sul voto di domani sulla cosiddetta “tagliola” apparecchiata da FdI e Lega. Se passasse, il ddl Zan tornerebbe in Commissione con zero possibilità di vedere la luce in questa legislatura. È il motivo per cui grillini e Leu hanno disertato l’incontro, chiedendone il ritiro. Ma è anche il motivo che ha costretto Letta a lanciare anche un appello a votare contro in campo dell’apertura del Pd a possibili modifiche al testo. Ma le sue difficoltà non commuovono i renziani. «Il testo Scalfarotto sarebbe per noi un’ottima mediazione», si è affrettato a far sapere Faraone.

Sul ddl Zan derby tra Renzi e Letta

C’è anche da mettere in conto che Letta e Renzi giocano sul ddl contro l’omotransfobia una sorta di derby di ritorno dopo quello perso dall’attuale segretario dem al tempo dell’ormai famoso «Enrico stai sereno». Il leader di Iv non si listerebbe certo a lutto se il testo Zan, difeso fino alla cocciutaggine da Letta, finisse impallinato in uno dei voti segreti previsti. Per questo gli offre il testo Scalfarotto, anch’egli di Iv. Giusto per vincere lui in ogni caso. Il pomo della discordia tra “pro” e “contro” sono gli articoli, 1,4 e 7. Finora il Pd li ha difesi come mediazione insuperabile. Ora si è accorto che non ha i voti per approvarli così come sono. Il ddl Zan, insomma, continua a restare appeso a un filo molto sottile.

 

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