Salvini avverte l’ala centrista di Forza Italia: «No al proporzionale, serve solo ai giochini del Pd»
«Sul maggioritario c’è assolutamente bisogno di chiarezza. Il proporzionale significherebbe palude e ritorno non al pentapartito, ma a chissà che cosa. Significa che chiunque vinca, nessuno vince, anzi… Unica certezza è che governerebbe a vita il Pd». Ospite del congresso del Partito Radicale, con il quale ha condiviso la battaglia dei referendum sulla giustizia, Matteo Salvini è tornato a parlare della legge elettorale, che ha ormai nuovamente recuperato un posto centrale nel dibattito politico.
Col proporzionale nessun legame tra eletti ed elettori
«L’unica certezza con il proporzionale – ha sottolineato il leader della Lega – è che c’è qualcuno che è più bravo di altri a gestire certe situazioni. Il maggioritario, invece, soprattutto ti garantisce il legame tra il parlamentare e chi lo ha eletto e il contatto diretto è fondamentale». Con il proporzionale, invece, «non c’è nome, cognome, indirizzo». «Sfido chiunque a dire chi lo rappresenta al Pigneto…», ha proseguito Salvini, ribadendo il sostegno della Lega al maggioritario e mettendo in guardia contro le spinte centriste che percorrono anche Forza Italia e che potrebbero assecondare la tentazione di puntare al proporzionale.
Salvini avverte «centri, centrini e centroni»
«L’altro giorno ho portato la questione anche al tavolo di Berlusconi, perché la voglia di proporzionale, di confusione e di mandare la palla in tribuna da parte di qualcuno c’è. Mi riferisco ai grandi centri, ai centroni, ai centrini e ai centretti…», ha detto Salvini, ribadendo che «c’è bisogno di chiarezza: chi vince vince, chi perde perde. Chi vince governa per cinque anni, modello sindaco o Regione ancor meglio. Il contatto diretto con la gente è assolutamente fondamentale».
La posizione unitaria del centrodestra sul maggioritario
La questione del sostegno al maggioritario era stata affrontata anche nel vertice di una decina di giorni fa a Villa Grande, la residenza romana di Silvio Berlusconi, tra FdI, Lega e Forza Italia. I leader del centrodestra avevano confermato il proprio no a qualsiasi ipotesi di riforma elettorale in senso proporzionale, ribadendo in questo modo anche la solidità della coalizione in vista delle prossime elezioni e il faro della governabilità nel rispetto delle volontà espresse dagli italiani con il voto. Una posizione che Salvini, evidentemente, ha ritenuto di dover puntellare anche nel successivo vertice tra Lega e Forza Italia, che ha dato il via al maggiore coordinamento tra i partiti del centrodestra al governo.
«L’Italia ha bisogno di visione a medio-lungo termine»
«L’Italia in questi momento ha bisogno di visione, di coraggio e di ragionare a medio lungo termine», ha aggiunto Salvini, sottolineando poi che «è chiaro, invece, che la stragrande maggioranza dei parlamentari attualmente ha come unico orizzonte temporale il proprio collegio a marzo 2023. Non puoi pretendere che ci siano orizzonti più lontani. Ma noi – ha aggiunto – siamo un pò visionari ed estranei ai riti della politica tout court».
La critica ai 9 miliardi al Reddito di cittadinanza
Il leader della Lega, quindi, è tornato a ribadire la propria contrarietà al reddito di cittadinanza. «L’ho detto a Draghi. Va bene il taglio delle tasse», ma «bisogna essere pragmatici, c’è molto banalmente gente che a dicembre terrà con difficoltà a tenere il riscaldamento acceso….». Dunque, ha aggiunto, «occorre essere molto concreti. Ecco, i nove miliardi per il reddito di cittadinanza, in tempi come questi, mi sembrano una spesa difficilmente sostenibile e affrontabile da tutti i punti di vista».
Salvini: «Ai referendum sono mancati solo i 5S, ma possiamo farne a meno…»
Infine, un passaggio sui referendum sulla giustizia, che hanno visto la Lega in prima fila al fianco dei radicali e che ieri hanno ottenuto il via libera della Cassazione. «Sulla giustizia è stato un grande bel passo, ma dobbiamo andare fino in fondo. Evitiamo le fregature del passato, vediamo – ha avvertito Salvini – di essere vigili e attenti». «La cosa bella dei quesiti proposti dagli amici radicali è che ai gazebo sono venute persone di ogni estrazione sociale. Sono venuti tutti, tranne i Cinque stelle, ma – ha concluso il leader della Lega – credo che ne possiamo fare a meno…».