“L’inchiesta di Fanpage contro FdI non è giornalismo”. L’allarme dell’Unione Camere penali

7 Ott 2021 13:02 - di Penelope Corrado
Fanpage

“Questo non è giornalismo di inchiesta così come lo si vuol definire. È piuttosto il frutto di una vera e propria attività investigativa, sottratta a qualunque forma di controllo dell’Autorità Giudiziaria ed alle regole che presidiano la genesi e lo sviluppo delle vicende processuali”. Così in una nota l’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere penali, riferendosi all’inchiesta del sito di informazione Fanpage.it su alcuni esponenti di Fratelli d’Italia.

“Siamo giunti a un crocevia estremamente pericoloso, nel quale le persone sono offerte in pasto all’opinione pubblica sulla base di informazioni raccolte nel corso di una vera e propria ‘indagine privata’, che addirittura precede e ‘genera’ la vicenda procedimentale propriamente intesa – denuncia l’Ucpi – Un’indagine che non conosce termini da osservare, autorizzazioni da chiedere, contraddittori da rispettare, che si avvale dei mezzi più invasivi della privacy, di intercettazioni ambientali, telecamere nascoste e agenti provocatori, i cui risultati vengono divulgati senza alcun controllo”.

“Non si assiste più alla ‘ricerca’ di informazioni correlate alla vicenda sottostante un’indagine giudiziaria in corso o alle solite, impunite violazioni del segreto istruttorio. Questa volta siamo al cospetto di un reporter che, dissimulando il proprio status personale, stimola proposizioni e comportamenti penalmente rilevanti, sino a determinare il momento genetico della notitia criminis, all’esito della pubblicazione del reportage. Il percorso ‘informativo’ – osserva l’osservatorio dei penalisti – subisce così una drammatica inversione ad U nel suo ‘fisiologico’ sviluppo informando il cittadino con la notizia di un fatto innescato e non con l’approfondimento di un fatto già accaduto”.

Ecco perché l’inchiesta di Fanpage crea un precedente pericoloso

“Siamo dunque al cospetto di una nuova pericolosa frontiera del processo mediatico, che non possiamo non segnalare, perché essa è posta oltre confine ed è in grado di oltrepassare qualsiasi limite, tra quelli finora ipotizzati dal legislatore, al fine di salvaguardare il principio della presunzione di innocenza. Se non si porranno sanzioni effettive alla violazione del segreto istruttorio e limiti alle interpretazioni estensive delle norme sovranazionali in contrasto con la nostra costituzione, come del resto è accaduto in tema di mafia e di prescrizione – avverte l’Ucpi sulla deriva di Fanpage – il ‘giornalismo d’inchiesta’  si sostituirà alla magistratura inquirente, con l’unico impellente target di raggiungere lo scoop, senza trovare alcun freno inibitore, neppure le sanzioni penali. Oggi è successo ad un partito politico, domani potrà accadere ad altri schieramenti, ed ancor peggio, a qualsiasi cittadino, al di là della personale visibilità o notorietà”.

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