Letta: abbiamo battuto le destre. E candida il Pd ad essere il polo della conservazione e dello status quo

4 Ott 2021 18:52 - di Adele Sirocchi
Letta

Il Pd si proclama vincitore delle amministrative. “Siamo il primo partito ovunque”, affermano. E esultano per il fatto che lo schema tripolare che fino a ieri aveva caratterizzato il quadro politico è venuto meno. “Ora siamo noi contro le destre”, sintetizza Enrico Letta. E rimarca che il Pd sta vincendo anche nelle suppletive di Roma: un dato che si aggiunge alla sua personale affermazione nel collegio di Siena.

Il M5S, fortemente ridimensionato dal voto nelle città, non rappresenta più quel terzo polo che alle ultime elezioni politiche aveva rivoluzionato il quadro e sarà interessante ora vedere, analizzando i flussi, dove sono andati a finire tutti quei voti. Probabilmente in larga parte risucchiati nel gorgo dell’astensionismo.  Il Pd canta vittoria, invece, e afferma col suo segretario – uscito rafforzato dalla prima prova delle urne – che è stato dimostrato che le destre si possono battere.

Ma il terreno qui si fa scivoloso: si possono battere – dice Letta seguito a ruota dagli altri esponenti del Pd – nel nome dell’europeismo e del riformismo. Sono quelle le bandiere che i dem e la sinistra innalzano contro i populismi. Già: ma non è populista anche quel M5S con cui hanno siglato un patto di ferro? E quali sarebbero le riforme che Letta vuole portare avanti per far progredire il paese? La legge Zan? Lo ius soli? Perché di altre riforme non c’è traccia nell’agenda della sinistra.

Altro particolare su cui riflettere: secondo Letta il voto amministrativo, premiando il Pd, rafforza il governo Draghi. E perché mai? Il Pd si candida ad essere il principale azionista di maggioranza, scavalcando sia Giuseppe Conte sia i partiti del centrodestra. Cioè proprio quel Conte che secondo il Pd era l’unico che poteva portare l’Italia fuori dalla palude causata dalla pandemia. Ma il governo Draghi è fondato su una coalizione allargata e non sul solo appoggio della sinistra.

Dunque, al di là dell’esultanza comprensibile dei dem, bisogna che Letta torni coi piedi per terra. Il voto era un voto cittadino e locale, dove i candidati scelti hanno determinato il consenso. Il successo e l’insuccesso. La chiamata alle armi contro le destre ha convinto così poco gli italiani che l’affluenza nelle grandi città si è fermata sotto il 50%. A Largo del Nazareno, che è ormai la casa degli apparati e della conservazione, dovrebbero riflettere – a lungo – prima di concedersi applausi non meritati.

 

 

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