Il sindaco più votato d’Italia racconta al “Secolo” come ha asfaltato Pd e M5s: «Sono un uomo del fare»

5 Ott 2021 13:21 - di Valter Delle Donne
Gino Pellegrino, sindaco più votato d'Italia

«Ho pianto dalla gioia quando ho letto i risultati». Al telefono con il Secolo d’Italia parla Gino Pellegrino. È lui il sindaco più votato d’Italia, con un risultato da Guinness dei primati.

Il sindaco di Parete (Comune del Casertano di undicimila abitanti celebre in tutta Italia per le fragole) ha vinto con i 6.109 consensi e una percentuale pari al 90.02% dei voti. Un plebiscito senza precedenti.

Sindaco Pellegrino, lei è al secondo mandato. Al primo le schierarono contro un candidato del centrosinistra unito, uno del M5s e un altro civico vicino a Forza Italia. Stavolta aveva contro solo un’altra lista civica…

«Era una finta lista civica, in realtà era D’Alterio era il candidato del Pd. Non a caso, a fare il comizio conclusivo per lui c’era il referente locale del Partito democratico».

Evidentemente non è bastato, lei è amatissimo dai suoi concittadini. Come ha fatto ad avere queste percentuali bulgare?

«Sono un architetto, ho la mia professione, non sono un professionista della politica. I miei concittadini vedono che sono un uomo del fare, che privilegio il merito».

Un lessico che farebbe pensare a un politico di destra…

«Pensi che vengo dalla sinistra giovanile. Ma ormai sono passati quindici anni e non mi riconosco più. Oggi a Parete tutti ricordano gli anni di cattiva amministrazione del centrosinistra».

In alcuni video sui Social, lei ha anche attaccato il governo Conte per come ha gestito l’emergenza Covid, oltre alla Regione Campania  citando pure un leader nazionale che andava a fare gli aperitivi a Milano in piena pandemia… 

«Sì, i miei elettori hanno apprezzato anche la mia franchezza. Sono stati due anni difficili. Ma nella lotta al Covid siamo stati un esempio di efficienza. Ci siamo organizzati come Comune nonostante alcune deficienze della Asl di Caserta. In quel momento, i sindaci come me che che stanno in prima linea, hanno il polso della situazione».

Quale è il segreto per arrivare a essere votati da un cittadino su nove?

«Io ho fatto una vera lista civica dove ho tenuto fuori tutti i partiti. Purtroppo, i cittadini hanno un’immagine negativa dei partiti. Li vedono come un luogo di conservazione del potere. Ecco perché ho tenuto fuori dalla mia lista gli iscritti ai partiti».

Cosa rimprovera oggi ai partiti italiani?

«Innanzitutto, il criterio di selezione della classe dirigente. Poi, la logica secondo cui nel partito si viene trattati come sudditi, non come una testa pensante. Gli elettori sono stanchi di queste logiche».

Ma dica la verità: se domani un partito politico la proponesse di candidarsi a livello nazionale, ci penserebbe?

«L’agro Aversano ha problemi enormi e c’è bisogno di qualcuno che a livello nazionale si impegni per questo territorio. Come sindaco, pur essendo stato il più votato d’Italia, non posso fare oltre il secondo mandato. Quindi, se potrò contribuire per il bene del mio territorio, lo prendo in esame. Ma se ne parlerà tra cinque anni. Di sicuro, io sono un uomo del fare, del concretizzare. Non sarei in grado di stare in un partito dove bisogna solo dire signorì». 

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