Fauci: «Con la terza dose protetti fino al 44% in più. Il Long Covid? In molti casi è inspiegabile»

2 Ott 2021 13:38 - di Agnese Russo
terza dose

Alcuni casi si spiegano con la «disfunzione residua degli organi». Per una quota di individui che si attesta tra il 15 e il 30%, invece, il Long Covid resta un mistero per la medicina. Perché quei «sintomi e segni», che perdurano «da settimane a mesi», «non sono completamente spiegabili». A dirlo è stato l’immunologo e consigliere scientifico della Casa Bianca, Anthony Fauci, illustrando anche alcuni dati molto incoraggianti sulla terza dose di vaccino in anziani e fragili.

Il “mistero” del Long Covid

Intervenendo al Congresso di Firenze dei medici internisti ospedalieri della Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti), che gli ha conferito il premio “Internal Medicine Research Award 2021”, Fauci ha rilevato che «ci sono anche condizioni post Covid-19 spiegabili con la disfunzione residua degli organi, dovuta al danno, come quello polmonare, che porta ad anomalie della funzione. Tuttavia, dal 15 al 30% circa di individui ha una persistenza di segni e sintomi, da settimane a mesi, che non sono completamente spiegabili».

I sintomi da tenere d’occhio

«Alcuni di quelli riportati come Long Covid sono affaticamento estremo, a volte debilitante, inspiegabile mancanza di respiro, dolori muscolari, disautonomia», cioè malfunzionamento del sistema nervoso, «caratterizzata da sbalzi della temperatura e tachicardia inspiegabile, disturbi del sonno, depressione e ansia, e una condizione molto curiosa denominata “nebbia del cervello”, che provoca nelle persone difficoltà a focalizzare o concentrare i propri pensieri», ha illustrato l’esperto, che al congresso della Fadoi ha anche esposto alcuni dati molto incoraggianti sulla somministrazione della terza dose di vaccino.

Fauci: «Con la terza dose protetti fino a 44 volte in più»

Secondo quanto riferito da Fauci, la terza dose, almeno per quanto riguarda anziani e fragili, alzerebbe «fino a 44 volte» il livello di immunizzazione al Covid anche in relazione alle varianti. «A 15 giorni dalla somministrazione della terza dose di Moderna – ha detto l’immunologo, secondo quanto riferito dalla Fadoi – rispetto a più varianti possiamo vedere un aumento della protezione di 23 volte» contro «la mutazione D614G (la prima rilevante rispetto al ceppo originario di Wuhan, ndr), di 32 volte rispetto alla mutazione B.1.351», detta sudafricana, e «infine di 44 volte rispetto alla mutazione P.1», detta brasiliana.

No solo terza dose: l’esperto torna sull’importanza dei vaccini

Si tratta, ha sottolineato ancora Fauci, di «dati simili a quelli rilevati per il booster Pfizer e indistintamente in giovani e anziani, nei quali si sono avuti drastici aumenti dei livelli anticorpali e della protezione relativamente alle forme gravi di malattia e alle infezioni». Fauci, quindi, è tornato sull’importanza della protezione vaccinale, specie alla luce dell’impatto della variante delta, rassicurando «le persone a volte preoccupate che siano passati solo 11 mesi dal sequenziamento del virus al momento delle prime somministrazioni». «La velocità e l’efficienza con la quale sono stati sviluppati questi vaccini in grado di salvare milioni di vite – ha spiegato l’immunologo Usa – sono in realtà dovuti a uno straordinario sforzo multidisciplinare, che ha coinvolto la scienza preclinica e clinica di base, messo in atto fuori dai riflettori per decenni, prima della pandemia di Covid-19».

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