“Eja, alalà. Viva l’amore”: esce un inedito di D’Annunzio, ora si attendono le urla antifasciste da sinistra

23 Ott 2021 16:00 - di Marta Lima

“Eja, alalà. Viva l’amore”: un poemetto fino ad ora inedito attribuito a Gabriele d’Annunzio è stato pubblicato dalla casa editrice De Piante di Busto Arsizio (Varese) nella collana “Pochi libri per pochi”, con una tiratura limitata stampata in 300 copie numerate. Si attende la reazione isterica degli antifascisti di sinistra…

D’Annunzio e la poesia a rischio di censura della sinistra

“A Francavilla/ siamo venuti/ per darvi un saggio/ in tre minuti”: questi i primi quattro versi della pubblicazione del poemetto conviviale che fu attribuito allo scrittore e poeta abruzzese. ‘Attribuito’ e non ‘scritto’ perché si tratta di un manoscritto non firmato, ma che gli studiosi hanno accertato essere del Vate. Fu scritto fra Pescara e Francavilla in occasione di una festa con un tono quasi goliardico, ironico, sarcastico. La stesura risale agli anni Novanta dell’Ottocento, a un Gabriele d’Annunzio molto giovane, ventenne, e diverso da come lo immaginiamo comunemente.

È un poemetto di rime baciate intrecciate di 761 versi dal quale traspare un poeta che non è eroico e guerriero, ma leggero, divertente, divertito, popolare e conviviale. Per la prima volta in una sua opera si legge l’espressione “Eja, alalà”, utilizzata come un grido d’amore, di gioia, che poi il fascismo farà propria e cambierà di significato ma, negli anni in cui venne redatto il poemetto, non aveva ancora nulla a che fare con le oscure trame del regime di Benito Mussolini.

Il manoscritto del componimento comparve sul mercato in un catalogo d’asta di Bloomsbury nel 2009, dove venne acquistato e depositato negli Archivi del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera (Brescia) e pubblicato soltanto sulla rivista interna della Fondazione. Oggi è edito da De Piante grazie a una concessione del presidente della Fondazione del Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri.

“Eja eja, alalà”, il grido di battaglia fascista

Il motto “Eja eja, alalà”, scritto il 7 agosto 1918 da D’Annunzio su una bandierina tricolore donata agli aviatori, si diffuse soprattutto tra gli Arditi in seguito all’Impresa di Fiume; successivamente fu adottato anche dai fascisti. Il motto è composto di parole d’origine classiche: ‘eja’ è una parola adoperata da Eschilo e Platone, utilizzata come grido di guerra dagli eserciti greci. D’annunzio apprese difatti tale parola dal linguaggio dei sardi, il cui significato riconduce ad un ‘sì’ entusiastico. Diffusa ancora nel Medioevo e tra i Crociati; ‘alalà’ (dal greco alalazo) era usata da Pindaro e da Euripide, e ripresa in tempi più recenti da Giosue Carducci o Giovanni Pascoli

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