Miocarditi post-vaccino? I cardiologi avvertono: probabilità dello 0,0004. Il virus fa più danni al cuore

17 Set 2021 15:15 - di Redazione
miocarditi

“Farai vaccinare tuo figlio?”. “Non saprei, sono preoccupata”.  Talvolta è questo l’incipit dei dialoghi fra mamme di ragazzi adolescenti. Uno dei nodi che vengono frequentemente a galla ha a che fare col cuore e con i rari casi di miocarditi segnalati dopo vaccinazione con prodotti a mRna. Gli esperti del Centro cardiologico Monzino di Milano fanno chiarezza su queste complicanze sulla base dei dati scientifici ed epidemiologici disponibili. “Dopo oltre 5 miliardi di dosi vaccinali somministrate nel mondo, le informazioni che abbiamo a disposizione sono molto chiare”, evidenzia il direttore scientifico Giulio Pompilio.

Rara l’associazione tra miocarditi e vaccino: la probabilità è dello 0,0004%

“Va detto subito che è stata riportata un’associazione tra vaccini, soprattutto quelli a Rna, e complicanze mio-pericarditiche – premette – Tuttavia quest’associazione è estremamente rara e nella stragrande maggioranza dei casi non comporta gravi conseguenze e si risolve spontaneamente. Ad esempio, il comitato sulle pratiche vaccinali del centro Usa per il controllo e prevenzione delle malattie ha rilevato una probabilità dello 0,0004% di contrarre una mio-pericardite dopo somministrazione dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna”, precisa Pompilio.

Il cardiologo Pompilio: sbagliato diffondere messaggi allarmistici

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco in genere associata a infezioni virali, batteriche o fungine (o micotiche). Dopo vaccino Covid-19, “questi rari eventi si sono verificati più frequentemente nella popolazione maschile e nei giovani. Va detto anche che nei casi, circa un terzo, in cui si è resa necessaria un’ospedalizzazione, la stragrande maggioranza è stata dimessa senza alcuna conseguenza – evidenzia l’esperto – Analogamente, il ministero della Salute israeliano ha riportato una prevalenza dello 0,0001% di miocarditi successive a vaccinazione a mRna, con le stesse caratteristiche epidemiologiche americane. Per quanto riguarda i vaccini a vettore virale, i dati disponibili sembrano indicare che le complicanze cardiologiche avvengono con frequenza ancora minore”. I dati disponibili, prosegue Pompilio, “descrivono bene quanto sia sbagliato diffondere messaggi allarmistici su problemi al cuore causati dai vaccini, soprattutto se li paragoniamo a ciò che sappiamo in materia di danno sul sistema cardiovascolare causato dall’infezione da Sars-CoV-2″.

Il 12-20% dei pazienti Covid in ospedale sviluppano un danno cardiaco

“Che il virus fosse molto pericoloso per il cuore lo si è ipotizzato subito, già con i primi dati provenienti dalla Cina – continua il direttore scientifico del Monzino – Oggi sappiamo bene che una percentuale variabile tra il 12 e il 20% dei pazienti ospedalizzati per Covid-19 subisce un danno cardiaco oggettivabile. Addirittura, anomalie cardiache da miocardite sono presenti fino al 3% in pazienti giovani sani che contraggono in virus”. Quanto ai vaccini, “le ragioni per le quali si sviluppano questi rari eventi dopo vaccinazione non sono ancora perfettamente comprese. Si ipotizza che siano da attribuire, in soggetti predisposti, ad un’iperattivazione della risposta immunitaria con generazione di autoanticorpi e all’attivazione di una importante cascata infiammatoria”.

La sindrome long Covid riguarda anche il cuore

Per contestualizzare il problema e consentire un confronto anche con i rischi cardiaci correlati al virus, Pompilio cita altri dati “provenienti dalle cardiologie di tutto il mondo” che “indicano chiaramente che, rispetto all’anno pre-pandemia, i casi di miocardite sono aumentati di oltre il 40%, con un importante contributo relativo del virus Sars-CoV-2”. E questi sono solo i dati successivi alla fase acuta. “In più si sta studiando oggi una sindrome complessa, chiamata long Covid, fortunatamente non frequente, di cui fanno parte una serie di sequele a lungo termine dopo l’infezione, che riguardano anche il cuore, di cui non sappiamo ancora la persistenza e la gravità. Appare chiaro quindi quanto sia sproporzionato paragonare i vaccini al virus per quanto riguarda le problematiche cardiologiche”.

 

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