“La Casta siete voi”: il libro di Raisi denuncia il delirio grillino, ma difende Fini su Montecarlo

14 Set 2021 14:22 - di Redazione
Raisi

«Il mio parere di questa vicenda è che Fini sia pulito in merito ai soldi che sono girati attorno alla compravendita della casa di Montecarlo, ma sapeva benissimo che il cognato ne facesse uso, per cui mentì a tutti, noi compresi». Lo scrive l’ex parlamentare di An Enzo Raisi nel suo libro La casta siete voi, che sarà presentato a Bologna il prossimo 21 settembre. Il libro, come fa capire al titolo, è una filippica contro il grillismo. Ma il brano appena citato è tratto dal capitolo dedicato alla vicenda della casa donata ad An e finita nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, cognato di Fini, all’epoca leader del partito. «Lo fece per paura? Per insipienza? Per sottovalutazione del problema? Non lo so, di certo si è fatto usare dal cognato, da Laboccetta e da tutta la famiglia Tulliani come uno sprovveduto, come per altro lui stesso ha ammesso pubblicamente e, quindi, di questo è certamente colpevole».

Raisi è stato parlamentare di An

Qualche pagina prima Raisi, che poi seguirà Fini in Futuro e Libertà, ricostruisce la vicenda dal suo punto di vista. E scrive: «Questo piccolo appartamento a Montecarlo era stato valutato con una perizia ufficiale e messa agli atti nel bilancio di An al valore, sottolineo, periziato per un valore di 280.000 euro. Era un appartamento abbandonato da una decina di anni, fu oggetto di interesse di molti uomini del vertice del partito che lo visitarono, ma nessuno lo comprò mai perché era in una posizione non bella e, a causa dello stato di abbandono, avrebbe necessitato di una ristrutturazione costosa, per cui rimase a lungo nelle disponibilità del partito, senza alcuna produzione di reddito.

Con l’ex-presidente della Camera in Fli

«Questo fino a quando – prosegue Raisi – nel 2008 Giancarlo Tulliani, fratello minore di Elisabetta, la compagna di Fini, venuto a conoscenza di questa proprietà e con l’assenso del presidente, fece una offerta a Pontone, lo storico amministratore di An, di 330.000 euro, ossia 50.000 euro in più del valore posto a bilancio del bene e lo acquistò attraverso una finanziaria offshore di un paese caraibico. Qui il primo errore di Gianfranco, consentire ad un parente di acquistare un bene del partito da parte di un altro suo parente cosa che, inevitabilmente, se si fosse venuta a sapere, sarebbe stata fonte di facili polemiche. Fu superficialità? Ingenuità? Complicità? – si chiede Raisi – Non lo so, c’è un processo penale in corso che ci spiegherà molte cose.

Raisi: «Gianfranco ha sbagliato, ma anche pagato»

«La vicenda – aggiunge – nel suo complesso è negativa, sarebbe stupido negarlo, ma di fronte alle schifezze che ho visto fare in politica in tutti gli anni in cui ho militato nel partito, e soprattutto di fronte ai soldi che ho visto intascarsi direttamente o indirettamente dalle persone che poi si sono poste sul banco degli accusatori di Fini posso solo dire che fu la più grande montatura politico mediatica a cui ho assistito nella mia lunga carriera politica. Una schifezza che non fa onore a chi l’ha promossa o ne è stato complice e purtroppo Fini, che in parte ne è responsabile, l’ha pagata più di quanto meritasse».

L’introduzione è dell’ex-leader di An

A firmare l’introduzione del libro è proprio Gianfranco Fini. Come lo stesso ex-leader scrive in conclusione della sua presentazione, egli non dedica «nemmeno una riga» alle «vicende che, nel bene e nel male, mi hanno visto protagonista». Per lui, infatti, il libro è l’occasione per sottolineare l’importanza «della riscoperta di una Politica con la P maiuscola». Che è poi quella tipica della destra, «fatta di valori e di comportamenti coerenti, di progetti realistici nel nome dell’interesse generale, di esempi e sacrifici». Fini la riassume come «dedizione ad una nobile causa». Concetti démodé al mondo d’oggi. E Fini non lo nasconde: «Romanticherie utopiche, anticaglia di altri tempi secondo molti parlamentari e ministri attualmente protagonisti della vita politica nazionale».

«Riscoprire il valore della politica»

Il libro, scrive ancora Fini, «non è solo l’invettiva con cui Raisi si ribella al delirio grillino della incompetenza come presupposto della onestà, alla demagogia qualunquista di chi urla “tanto non cambia nulla, i politici sono tutti uguali”, all’azione eversiva di chi nega che una classe politica democraticamente eletta è il presupposto della democrazia. È una denuncia sdegnata – conclude l’ex-presidente della Cameradelle attuali degenerazioni della politica e non concede nulla nemmeno al qualunquismo populista, zeppo di luoghi comuni e di slogans, di chi anche nel centrodestra intende l’azione politica solo come una martellante propaganda che può di certo far lievitare il consenso, ma è priva di spessore culturale, di progettualità».

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