Gli esorcisti, la Bibbia, il Covid: ecco tutta la verità sulla morte della deejay Viviana Parisi e di Gioele

3 Set 2021 14:45 - di Lucio Meo

Fu omicidio-suicidio, dopo un tentato suicidio, dicono le carte dell’inchiesta, che ricostruiscono la tragedia della deejay Viviana Parisi e del figlio Gioele, trovati morti nelle campagne dell’autostrada Messina-Palermo.
L’auto che fa un sorpasso ad alta velocità, poi sbanda e dopo avere fatto zig zag in galleria si schianta contro un furgone. Ecco cosa accadde la mattina del 3 agosto del 2020 nella galleria Turdi sull’autostrada Messina-Palermo, all’altezza di Sant’Agata di Militello, quando si persero le tracce di Viviana Parisi, 43 anni, e del figlio Gioele di 4 anni. Il copro della deejay venne poi ritrovato l’8 agosto e quello del figlio il 19 agosto, nei boschi di Caronia. A raccontare quanto accadde quel giorno in galleria sono i numerosi testimoni ascoltati dalla Procura di Patti, che a luglio ha chiesto l’archiviazione dell’indagine. “Testimoni oculari del sinistro hanno raccontato di aver notato la vettura condotta da Viviana, che li precedeva nella corsia di marcia, a circa 100 metri di distanza, iniziare una manovra di sorpasso nei confronti di un camioncino – si legge nella richiesta di archiviazione visionata dall’Adnkronos – l’automobile, subito dopo, aveva iniziato a sbandare, come se il conducente avesse perso il controllo, andando poi ad urtare, con la propria fiancata destra, contro il furgone bianco”.

La consuenza sulla morte di Viviana Parisi e del figlio

“La consulenza tecnica disposta sulla dinamica del sinistro ha accertato come la responsabilità nella causazione dell’incidente fosse da attribuirsi esclusivamente a Viviana – spiega la Procura – costei aveva eseguito una manovra di sorpasso scorretta, non mantenendo la dovuta distanza dal veicolo che stava superando ed invadendo la sua corsia di marcia”. “La consulenza ha anche accertato come l’incidente, in ogni caso, non avesse provocato particolari conseguenze fisiche sugli occupanti della Opel Corsa – dice la Procura che si basa sulle consulenze – in altre parole, si può affermare come Viviana e Gioele fossero comunque rimasti in buone condizioni di salute; dato peraltro confermato da alcune deposizioni testimoniali”. Davide M. ha riferito che, sempre in quel contesto, una “signora vestita di blu”, gli aveva comunicato di aver visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la “montagnola” posizionata sopra la galleria (“… la signora mi ha detto che aveva visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la montagnola che sta sopra la galleria, sempre a destra della carreggiata….”).

La deejay scavalcò il guardrail e si diresse verso il bosco

Anche Daniela G. ha ricordato che fu “quella signora” a riferirle di aver di aver visto una donna con un bambino in braccio che aveva scavalcato il guardrail, subito dopo l’uscita della galleria, e si era diretta verso gli alberi, sul lato destro della carreggiata (“… ricordo… che la signora mi ha detto di aver visto una donna con un bambino in braccio, che in un primo momento si era come appoggiata sul guardrail, subito dopo l’uscita della galleria, sulla destra. …”). Subito dopo, altri due componenti della famiglia settentrionale, l’uomo ed il ragazzo, avevano iniziato le ricerche della donna e del bambino, “oltrepassando a loro volta il guardrail e seguendo le indicazioni della “signora””. Daniela C. “ha riferito di aver notato, una volta fermatasi nella piazzola, quasi come in una scena irreale, una donna che camminava verso di lei, con un bambino in braccio”, (“Continuavo a guardare verso il tunnel preoccupata, perché non vedevo più Salvatore che era entrato all’interno. Poco dopo, notavo una donna che camminava verso l’uscita della galleria. Aveva in braccio un bambino. …”).

La testimone ha precisato di esserle andata incontro, arrivando a pochi metri da lei e di averle parlato, rivolgendole frasi rassicuranti; la donna teneva in braccio, sul suo fianco destro, un bambino di tre o quattro anni, che aveva gli occhi aperti e la testa appoggiata sulla spalla destra della madre (“Io mi sono avvicinata verso di lei, arrivando a pochi metri … Il bambino era tenuto in braccio, sul fianco destro della madre. … Sono certa che aveva gli occhi aperti, poiché aveva la testa appoggiata sulla spalla destra della madre. Non erano sporchi di sangue. Io ho parlato a questa donna, gli ho detto: “signora venga qua non è successo niente”. Lei aveva lo sguardo assente. Appena uscita dal tunnel, la donna non veniva verso di me, ma usciva dalla strada, salendo verso la cima della galleria, sparendo in un lampo.”).

Gioele era vivo dopo l’incidente nel tunnel

Un’altra testimone, sempre leggendo le carte visionate dall’Adnkronos, ha visto la donna con il bambino “in piedi, da solo, a fianco della donna”. “…Mentre stavamo per fermarci nella piazzuola, poco dopo essere usciti dalla galleria, sulla destra, appena fuori dalla galleria, notavo la presenza di un’altra persona, in particolare una donna che teneva per mano un bambino, che era in piedi di fianco a lei. Ricordo che la signora teneva il bambino con la mano sinistra e il bambino si trovava in piedi alla sua sinistra; entrambi erano fermi al lato della strada, appena fuori dalla galleria ….”). Dunque, il piccolo Gioele era ancora vivo e stava bene dopo l’incidente. Non ha riportato ferite visibili. “Appare dunque del tutto fondato ritenere che Viviana, subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata dalla sede autostradale – dice la Procura- Ella, nel giro di pochi istanti, si nascondeva tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada e non rispondeva ai richiami delle persone che la stavano cercando. Molto probabilmente, costei ha deliberatamente atteso che quegli individui andassero via, per poter riprendere a muoversi, insieme al suo bambino”.

Il tentato suicidio di Viviana Parisi nascosto dalla famiglia

Nessuno doveva sapere del tentato suicidio di Viviana Parisi, la deejay morta la scorsa estate con il figlio Gioele. Neppure gli inquirenti che indagavano sulla scomparsa e poi sulla morte di madre e figlio. E’ quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali inserite dalla Procura nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta, e visionate dall’Adnkronos. “E’ appena uscita adesso, al telegiornale, che hanno trovato il secondo certificato, di quando mia sorella ha tentato il suicidio…”, dice la sorella di Viviana, Denise Parisi, al suo compagno. La donna specificava che di questa vicenda non ne aveva fatto parola con nessuno “…che io non ho detto nulla a nessuno, ovviamente…”. “Effettivamente Denise Parisi, escussa in data 5 agosto, si era ben guardata dal riferire tale circostanza agli inquirenti, pur se di indubbia rilevanza – scrive il Procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo – Il suo compagno la rassicurava, dicendole che loro non potevano anche non saperlo (….e va beh, potevamo non saperlo no?!!). Dall’evolversi della conversazione, si comprendeva come anche il suo compagno fosse a conoscenza dell’intera vicenda; costui, addirittura, suggeriva a Denise di negare di aver mai visto quel certificato o comunque di essere a conoscenza del suo contenuto, qualora qualcuno glielo lo avesse richiesto (“… tu questo certificato lo hai visto che l’hai visto, e c’è scritto altro, quindi, hai capito? … … cioè, se chiunque ti dice… senti,guarda, a me non risulta!!…”.

“… Eeeh… io mia sorella l’ho vista e l’ho vista sana e a me risul… anche l’altro certificato che invece ho visto, eeh, diceva tutto una cosa diversa di quello che han detto loro!…”). “Comunque, e boh…tanto doveva venire fuori, Cica, lo sappiamo viene tutto fuori adesso eh…e se anche, ti faccio un esempio, tua sorella aveva uno scheletro nell’armadio qualsiasi, verrà fuori …”, dice il compagno Emanuele. “Se faccio un esempio se tua sorella aveva l’amante viene fuori, Daniele aveva l’amante verrà fuori…”. “Adesso verrà fuori tutto, tutto, tutto, tutto… comunque…”.

L’ipotesi di portare la donna da un esorcista

Dopo l’ennesima crisi di Viviana Parisi, i familiari la volevano portare da un esorcista.  Secondo gli inquirenti Viviana avrebbe strangolato il figlio e poi si sarebbe uccisa lanciandosi da un traliccio. “Tutte ‘ste crisi… ma senti, andiamo dal prete? La volevo portare dal prete, quello là di Gazzi, che è un prete esorcista…”, dice Mariella Mondello, cognata della deejay, parlando con un’amica il 20 agosto 2020, cioè il giorno dopo il ritrovamento del piccolo Gioele. “Poi una le pensa tutte…”, dice Mariella Mondello. E l’amica Daniela replica: “e non ci è voluta venire?”. “No, per carità, al solito suo…!”.

I segnali di una mente instabile

“E’ andata proprio fuori di testa, gioia mia”. Sono le parole di Carmela Trusso Cafarello, la madre di Viviana Parisi. Parlando con il nipote Agostino, senza sapere di essere intercettata, come apprende l’Adnkronos, la donna ricordava le vicissitudini di Viviana, i momenti di depressione, i due ricoveri in pronto soccorso, la “mania” di leggere la Bibbia ad alta voce (“… è andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi, quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all’ospedale… anche se ha avuto un’altra ricaduta ed è finita di nuovo all’ospedale, perché poi pensava che magari il merito non le volesse bene, che la tradisse… ogni tanto cadeva… Daniele gli aveva proibito pure di leggere la Bibbia, gli ha detto guai a te… io te la tolgo, te la brucio, non leggere più la Bibbia…”). Ricorda al nipote, tra le lacrime, che la figlia “era dimagrita, non stava tanto bene, però lei si manifestava che stava bene gioia mia, …incomp… e poi non lo so… (piange) omissis…”.

“Si è trovata in un momento veramente che il cervello in quel momento gli è andato fuori di testa, gioia mia, ma questo Viviana stava bene, credimi Viviana stava bene… omissis…. perché lei era depressa, era depressa, la depressione purtroppo le avevano dato delle pastiglie sostituite dal suo medico curante, va bene la sostituzione delle pastiglie all’ospedale … incomp… la prima volta, lei è andata lì come che predicava, ha preso la Bibbia, andava sulla terrazza qui e leggeva ad alta voce la Bibbia come impazzita, questo io lo dico, perché lo so, l’ho detto anche alla Polizia, era impazzita, leggeva la Bibbia veramente… omissis….”.

L’ombra del lockdown e del Covid sul suicidio

“C’è stato ‘sto lokdown – dice ancora nelle intercettazioni Carmela Trusso Cafarello, la madre di Viviana Parisi – e io forse ho trasmesso anche paura, poi dopo dalla scuola siamo rimasti tutti in casa, io sono sincera, io non mi affacciavo nemmeno più sul balcone, sono stata in malattia… perché pensavo che il virus fosse sopra la testa, mi mettevo nel letto, avevo paura, gioia mia, io sono sincera, forse ho trasmesso anche più ansia di quella che …incomp… che poi ho cercato di correggere, però molto probabilmente in quel momento era tanto fragile, che poi si è trovata qui chiusa in casa… omissis… é andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi,quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all’ospedale, è stata due giorni dalla suocera a Messina, quando poi lei ha voluto… che si sentiva meglio rientrare a casa, la Polizia l’ha fermata e l’ha fatto un bel verbalone… omissis… ma Vivianetta poi si era ripresa comunque gioia mia… omissis… anche se ha avuto un’altra ricaduta ed è finita di nuovo all’ospedale…”.

“E’ stata Viviana Parisi ad ammazzare mio nipote”

“Sono arrabbiata con Viviana … io sono arrabbiata perché lei, va… a mio nipote me lo ha ammazzato lei! Per la sua testa, per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impegno, ma lei non si è voluta curare…!”. A parlare al telefono, senza sapere di essere intercettata, è Mariella Mondello, la sorella di Daniele Mondello, il marito di Viviana Parisi.

Se agli inquirenti il marito e la cognata dicevano che la donna era una madre amorevole e una moglie devota, la realtà, ascoltando le intercettazioni, visionate dall’Adnkronos, sembra essere diversa. Parlando con l’amica Vincenza, il 10 agosto, cioè all’indomani del ritrovamento del cadavere, la donna ricordava anche come i genitori di Viviana avessero fatto ben poco per aiutare la figlia (“… i suoi genitori, non abbiamo avuto il supporto, glielo ‘avevamo detto noi ‘scendete, curiamola…”), da tempo in preda ad una forte depressione”. Il 20 agosto, parlando con un’altra amica, Mariella rincara la dose. “Sempre con il senno del poi… questo bambino non doveva essere lasciato solo con sua madre…”, le dice Enza, l’amica. E Mariella Mondello risponde: “Quella un bastarda era, mio fratello, quella mattina, gli aveva…”.

E l’amica: “Perché era una pazza… era una pazza…”. Maria: “Una mattina… quella mattina gli ha detto: vengo anche io… lui… no no… (gne…. gneeee), e dice gli aveva attaccato… poi gli ha detto che voleva venire perché mi sento un poco male e non voleva restare da solo e lei se ne è “fottuta” , no, doveva andare da sola, dice che lui stanotte se l’è sognata e lei gli ha detto che dice che lei stava andando la’…”.

“Mia moglie dice cose allucinanti, venite subito…”

“Mi manda un’ambulanza a Venetico Marina? Mia moglie se n’è andata fuori di testa, dice cose allucinanti”. Sono le 9.20 del 18 marzo 2020. L’Italia è in pieno lockdown, quando a Venetico Marina, piccolo comune vicino Messina, un uomo disperato, Daniele Mondello, chiama il 112 per chiedere un’ambulanza per portare la moglie, Viviana Parisi, in ospedale. La donna, come racconteranno poi anche i medici che l’hanno assistita, era a terra, prona, “faccia a terra, come se stesse pregando” e gridava frasi sconnesse. Come ricorda anche la dottoressa intervenuta nell’abitazione, come si legge nella richiesta di archiviazione, come apprende l’Adnkronos. Viviana, in quella circostanza, ripeteva in modo ossessivo una frase inquietante: “Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio!!”. Secondo il racconto del sanitario, la deejay poi trovata morta l’8 agosto del 2020, era preoccupata per “questa umanità in mano al diavolo…” ed era “… rimasta in quella posizione per circa 10-15 minuti…”, fin quando non l’aveva convinta “…a sedersi sul divano, o forse sul letto in camera da letto..”. Il medico ha ricordato, ancora, che “…Mentre la signora Parisi si trovava ancora a terra e pronunciava continuamente quelle frasi, il marito Daniele cercava di convincerla a venire con noi e a salire in ambulanza; ricordo che il bambino assisteva alla scena, guardava e stava zitto… … Nel frattempo sono arrivati i parenti del Mondello che mi vennero presentati per i suoceri della donna e per il cognato. Quest’ultimo veniva chiamato “Maurizio”.

Anche a loro, la signora diceva “Abbiamo consegnato i bambini al demonio” e ripeteva continuamente questa frase“. La dottoressa ha riferito agli inquirenti che “fu costretta ad insistere per convincere Viviana ad andare in ospedale”. “Sono stata io a dire, ancora quando eravamo in casa, che se non si fosse convinta a venire in ospedale, saremmo stati costretti a fare un T.S.O. e sarebbe stato antipatico farlo davanti al bambino. Ricordo che dissi la seguente frase in modo amichevole: “Non mi costringere a farti il TSO davanti al bambino!”. A quel punto si è convinta ad andare in ospedale”.

L’arrivo del prete e le urla di Gioele

Nel frattempo è arrivato anche il parroco, padre Cleto, chiamato dal marito di Viviana. “In quel momento Viviana era sconvolta e pronunciava frasi senza senso del tipo “Padre Cleto è arrivato il tempo dell’apocalisse!!!”, racconterà poi il sacerdote ai magistrati. In ambulanza un’altra scenata. La dottoressa ha riferito di un altro particolare “piuttosto inquietante che si verificò durante il viaggio in ambulanza: Viviana aveva visto il simbolo medico del serpente all’interno dell’ambulanza e ne era rimasta molto “colpita”, evidentemente collegandolo alla figura di Satana, più volte evocata”, scrive il Procuratore Angelo Cavallo nella richiesta di archiviazione.

“Durante il viaggio, la donna era abbastanza tranquilla. Ad un certo punto, la Parisi disse ‘Anche voi avete il serpente!”, “Pure il serpente avete!”, con riferimento al simbolo riportato sul portellone posteriore dell’ambulanza. Ricordo che ha pronunciato questa frase parecchie volte, durante tutto il tragitto fino a Barcellona. Ripeteva questa frase continuamente con lo sguardo assente e quando le rispondevo che quello era semplicemente il nostro simbolo, non cambiava atteggiamento e continuava a rivolgerci quella domanda. Viviana non gridava e ci rivolgeva queste domande in modo tranquillo, seppure con espressione assente”. Poi l’arrivo a Barcellona Pozzo di Gotto dove le viene somministrato un calmante. Viviana Parisi torna a casa. Fino all’altro episodio, questa volta a fine giugno. Questa volta ingerisce otto pillole di psicofarmaci, tutti insieme. E lo dirà lei stessa al medico psichiatra a Messina. Ma sia lei che il marito Daniele chiedono le dimissioni. Poi, il 3 agosto, dopo un mese, la scomparsa della donna con il figlio e il successivo ritrovamento dei loro corpi.

Il marito di Viviana Parisi, attraverso i suoi legali, si è opposto alla richiesta di archiviazione.

 

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