Donne in piazza a Kabul: i talebani sfollano coi lacrimogeni. Fidanza: il peggio deve ancora venire

4 Set 2021 12:59 - di Lara Rastellino
manifestazione donne afghane

Le donne afghane non vogliono darsi per vinte. Un nutrito gruppo di attiviste, ancora poco fa, si è riversato nelle strade di Kabul per chiedere l’inclusione nel futuro governo dei talebani e il rispetto dei propri diritti. Il diritto al lavoro. All’istruzione. All’inclusione sociale e alla partecipazione al governo. La manifestazione nella capitale afghana arriva dopo che sullo stesso tema si erano già registrate proteste nella città di Herat e nella stessa Kabul. E nella ostinata indifferenza e diffidenza degli insorti che, in spregio alle rivendicazioni femminili, continuano a lavorare alla formazione del loro esecutivo, nel quale però, hanno anticipato, le donne «non potranno» avere ruoli di rilievo.

Afghanistan, donne in piazza a Kabul: fermate con i gas lacrimogeni

Non a caso, allora, l’emittente afghana Tolo News riferisce e documenta come, ancora una volta, anche in questa circostanza, la mobilitazione delle donne afghane si è conclusa con una serie di scontri e tafferugli. Con i talebani che non ci hanno pensato su due volte prima di fare ricorso ai gas lacrimogeni per impedire l’avanzata del corteo femminile. Una rappresentanza coraggiosa di donne disposta a scendere in piazza per difendere quei diritti che vedono pericolosamente a rischio in questi giorni di presa del potere da parte dei talebani. Una fase in cui nella formazione del nuovo governo di Kabul gli integralisti insorti continuano impunemente a tenere le donne fuori dal processo di restaurazione.

Kabul, le attiviste rivendicano un ruolo per le donne nel nuovo governo

Un momento particolarmente delicato, in cui le donne e le attiviste afghane provano ad insistere sul fatto che il loro ruolo nel nuovo governo dovrà essere significativo. Richieste e sollecitazioni a cui i talebani da un lato, rispondono rassicurandole ufficialmente che non perderanno i lor diritti. O almeno non regrediranno all’irrilevanza che avevano nel 2001, durante la precedente esperienza del cosiddetto Emirato Islamico.  Dall’altro, tuttavia, sono altrettanto solerti nel ribadire che la sharia, la legge islamica, sarà una «linea rossa» dalla quale non intendono allontanarsi

La risposta dei talebani: la sharia sarà una «linea rossa» dalla quale non si allontaneranno

Una situazione esplosiva che rischia di implodere e su cui si sta concentrando l’attenzione della comunità internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, che continua a chiedere – molto probabilmente inascoltata – il rispetto dei diritti delle donne. In questo contesto, la direttrice esecutiva delle Nazioni Unite per le donne, Pramila Patten, ha avvertito questa settimana che l’incorporazione delle donne nella futura amministrazione sarà una «cartina di tornasole» per verificare il vero impegno dei talebani per i diritti e le libertà. Basterà?

Fidanza (Fdi): preoccupazione per le ultime notizie che arrivano dal Panshir. Il peggio deve ancora venire…

Nel frattempo, in generale la situazione afghana si fa sempre più incandescente. E non solo per le donne. Come rileva opportunamente sulla sua pagina Facebook il capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo e responsabile Esteri del partito, Carlo Fidanza: «Viviamo con apprensione le ultime notizie che arrivano dal Panshir, la vallata inespugnabile dove i patrioti afghani respinsero prima i sovietici e poi i talebani. Stavolta pare che l’offensiva talebana stia per avere la meglio. Mentre la comunità internazionale abbandona il figlio del leggendario comandante Massoud e i suoi combattenti, i talebani impuniti compiono crimini di guerra. E il peggio deve ancora venire. Il primo vero corridoio umanitario serve lì: medicinali e viveri per gli afghani assediati dai talebani». E riflettori sulle donne, vittime che non vogliono rimanere in silenzio. E provano a protestare...

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