Afghanistan, i Talebani ripristinano la “legge del taglione”: mano amputata a chi ruba

24 Set 2021 17:26 - di Redazione
talebani

L’unico dubbio riguarda la modalità: in pubblico, cioè negli stadi o nelle piazze, o al riparo da occhi indiscreti. Quanto al resto è già tutto deciso: mano tagliata ai ladri. «È necessario per la sicurezza», si è affrettato a spiegare il mullah Nooruddin Turabi, tra i fondatori del movimento talebano nell’annunciare la ripresa delle amputazioni per chi ruba in Afghanistan. Lui dev’essere tra i moderati, anzi tra i «distensivi», secondo la definizione che Giuseppe Conte diede dei Talebani solo qualche settimana fa. Il mullah è infatti tra quelli che mani e braccia vorrebbe tagliarli in tutta riservatezza senza nulla concedere alla spettacolarizzazione della giustizia.

L’annuncio da parte del mullah Turabi

Al momento la preferenza dei Talebani per la modalità in door piuttosto che open è altamente probabile, ma mai dire mai. Nooruddin Turabi, che ha un solo occhio e una sola gamba, ha anche criticato l’indignazione occidentale per la rigida interpretazione della sharia da parte del precedente regime. «Tutti ci hanno criticato per le punizioni allo stadio – ha sottolineato in un’intervista all’Associated Press ma non abbiamo mai detto nulla sulle loro leggi e sulle loro punizioni. Nessuno ci dirà quali dovranno essere le nostre leggi. Seguiremo l’Islam e costruiremo le nostre leggi sul Corano». Ineccepibile.

I Talebani: «Le condanne non saranno eseguite in pubblico»

Gli sfugge, probabilmente, che da un bel po’ di tempo il mondo occidentale distingue tra norma di legge e precetto religioso. Nel precedente regime, Turabi, che ha circa una sessantina d’anni, era stato ministro della Giustizia e capo del cosiddetto ministero per la Propaganda della virtù e la Prevenzione del vizio. Nel nuovo governo talebano, è incaricato delle carceri. Con altri membri del governo è nell’elenco dei sanzionati delle Nazioni unite. Era noto per la sua spietatezza. Al tempo, i talebani eseguirono condanne a morte nello stadio sportivo di Kabul e nella moschea Eid Gah, spesso di fronte a centinaia di uomini. Chissà come piacerebbe a Marco Travaglio, costretto a difendere un banale spazza-corrotti in patria proprio mentre in Afghanistan torna ad imperversare un efficacissimo spezza-ladri.

 

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