Pensioni, ecco che cosa ci aspetta: gli scenari e i tagli dopo Quota 100. Batosta in agguato

2 Ago 2021 14:10 - di Redazione
Pensioni

C’è ansia sulla riforma delle pensioni. Archiviata Quota 100 adesso si ragiona sul dopo. Che succederà una volta superata questa misura? L’incertezza non fa dormire sonni tranquilli né ai lavoratori e nemmeno alla politica stessa ancora lontana da una linea comune.

Pensioni, gli scenari secondo Tridico

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico snocciola le sue idee. «Per il dopo non partiamo da zero – dice – esistono già nel sistema varie forme di anticipo, sulle quali bisognerebbe concentrarsi. I sindacati dicono di volere la flessibilità e propongono Quota 41, ma questa in realtà è una forma di rigidità, come del resto lo era Quota 100». In un’intervista il Messaggero puntualizza: «Quota 41 è iniqua ad esempio per le donne o i gravosi, oltre ad essere molto costosa per il bilancio dello Stato».

Per Tridico «l’anticipo è stato usato soprattutto da lavoratori maschi, nel settore pubblico e con redditi medio alti. E non sembra che abbia prodotto l’auspicato ricambio generazionale».

Pensioni: ecco cosa cambia

E alla domanda su quanto sia costosa, risponde: «Fino a 9 miliardi l’anno, partendo da oltre 4 subito. Abbiamo uno strumento, l’Ape sociale, che andrebbe rafforzato facendo entrare altre categorie degne di protezione, ma sulle base dell’effettiva gravosità delle singole mansioni – prosegue – e questo all’interno di un sistema contributivo che ormai è la regola. Nella visione della flessibilità io avevo proposto anche un doppio canale, uscita a 63 anni con la quota contributiva, mentre la pensione completa scatterebbe ai 67».

«Un meccanismo del genere – sottolinea – porterebbe sostenibilità per i conti pubblici e flessibilità; ma se non lo si adotta, allora la via è quella degli interventi chirurgici come appunto l’estensione dell’Ape sociale e delle regole per i lavori usuranti. Anche l’Europa ci chiede di non tornare indietro sulle riforme previdenziali: d’altra parte abbiamo deciso che i nostri figli avranno queste regole e quindi a maggior ragione devono andare bene per noi».

Cosa accade ai figli

Per i figli, il problema sarà avere pensioni adeguate. «Si può partire dal riscatto gratuito della laurea e dei periodi formativi, per compensare i buchi che ci possono essere nella carriera. E pensare alla pensione di garanzia, che non pone un problema immediato di copertura finanziaria visto che scatterebbe tra trent’ anni o più. Poi servono interventi per le lavoratrici, che tengano conto dello scenario demografico: quindi sgravi contributivi legati alla maternità, come avviene in Germania», è la ricetta del presidente dell’Inps.

I limiti del ricalcolo contributivo puro

Come si legge sul Giornale, «ricorrere al ricalcolo contributivo puro potrebbe pesare ulteriormente con un ricalcolo totale dell’assegno specialmente per chi ha un peso rilevante dei propri contributi nel sistema retributivo “misto”. Con il passare degli anni, infatti, il sistema contributivo diventa prevalente per tutti i lavoratori ed è un tipo di calcolo destinato a diventare universale nei prossimi anni. In ogni caso, se questa opzione dovesse diventare effettivamente quella definitiva, il peso della scelta volontaria di anticipare la pensione si sposterà sulla possibilità di maturare un assegno sufficiente per soddisfare il proprio stile di vita durante la vecchiaia senza doversi preoccupare ed avere ansie eccessive».

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