Pensioni, Tridico s’inventa una nuova trappola per dare assegni più bassi. E scatta la rivolta

6 Mag 2021 19:45 - di Giorgia Castelli
Pensioni

I sindacati bocciano la proposta di Pasquale Tridico sulle pensioni. Il presidente dell’Inps in un’intervista a La Stampa ha illustrato il suo progetto. Ovvero, «andare in pensione dai 62-63 anni solo con la quota che si è maturata dal punto di vista contributivo». «Il lavoratore uscirebbe dunque con l’assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni per ottenere l’altra quota, che è quella retributiva». Ma i sindacati bocciano questa idea perché temono assegni troppo bassi.

Pensioni, i sindacati contro Tridico

«La proposta del presidente dell’Inps di corrispondere la pensione in due tranche, a 62 anni la quota contributiva e a 67 quella retributiva, è estemporanea e fuori da ogni realtà. È un esercizio di fantasia sulle spalle dei futuri pensionati e sarebbe l’ennesima ingiustizia inflitta ai lavoratori italiani». Lo scrive in una nota Domenico Proietti, segretario confederale Uil.

«Tridico – aggiunge il sindacalista – poi sbaglia quando paragona la riforma Dini alla Legge Fornero. La riforma Dini, alla cui definizione il sindacato diede un contributo rilevantissimo, si fondava proprio sulla flessibilità. Mentre la legge Fornero non fu una riforma ma una gigantesca operazione di cassa. Oggi il tema è quello di riallineare l’accesso alla pensione in Italia a quello che avviene negli altri paesi della UE, intorno a 62 anni». E ancora. «Invitiamo il presidente Tridico a concentrare il suo impegno per il pieno e efficiente funzionamento dell’Inps. Le scelte di come attuare la necessaria flessibilità, ad esaurirsi di Quota 100, sono di competenza del governo e del Parlamento, dopo il necessario e fondamentale confronto con il sindacato».

Pensioni, i sindacati: «No alla penalizzazione»

Più dialogante la Cgil. «Non siamo d’accordo con l’introduzione di nessun sistema di penalizzazione nel calcolo dell’importo della pensione. Tanto meno, per questo, ci piace l’ipotesi di spacchettare in due l’assegno come propone il presidente Inps Tridico. Ma apprezziamo che finalmente ci siano più soggetti a immaginare una flessibilità nel pensionamento che parta da 62 anni», spiega il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, conversando con l’Adnkronos.

«È importante che si avverta l’esigenza di un sistema flessibile di uscita. Per questo occorre costruire un ragionamento con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando». E poi prosegue ribadendo la validità della proposta sindacale. «La nostra richiesta di uscita a partire dai 62 anni – ribadisce Ghiselli – è assolutamente sostenibile da un punto di vista finanziario tanto più ora che ci si rivolge a quelle generazioni le cui pensioni saranno calcolate prevalentemente o esclusivamente con il metodo contributivo che non si traduce più in un costo aggiuntivo per lo Stato ma rappresenta solo un diverso modo di distribuire il costo pagato dal lavoratori con i propri contributi».

Attesa per l’incontro con Orlando

Anche la Cisl rimette la parola al prossimo incontro con Orlando. «L’idea di una pensione pagata in due rate non ci sembra idonea a rispondere alle esigenze dei lavoratori. Ma la flessibilità per andare in pensione è un’esigenza colta da tutti, anche dallo stesso presidente Inps. Il come sarà costruita questa flessibilità però dovrà essere oggetto di un confronto con il governo. È per questo che siamo fiduciosi sia possibile arrivare presto ad un incontro con il ministro Orlando anche su questo tema», commenta, conversando con l’Adnkronos, Ignazio Ganga, segretario confederale Cisl chiedendo che il dossier pensioni si coordini con quello relativo agli ammortizzatori sociali.

Cazzola contro i sindacati

Di parere completamente opposto, invece Giuliano Cazzola. «Bene ha fatto Tridico a ribadire che non possiamo tornare indietro rispetto al modello contributivo. Il sistema previdenziale italiano è stato scolpito da due grandi riforme: la Dini del ’95 e la Fornero nel 2011. È quello il nostro impianto ed è proprio qui dentro che dobbiamo incrementare i livelli di flessibilità, tenendo presente che abbiamo bisogno di equità e sostenibilità», dice all’Adnkronos.

E quanto alla proposta sindacale ribadisce le critiche: «Le vostre proposte sono fuori mercato». Si tratta di una «controriforma che peggiora le cose. Che supera la disciplina introdotta nel 2011 all’indietro. Ovvero buttando nel cestino almeno venti anni di faticose riforme», conclude.

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