Ornella Vanoni: “La Meloni da donna deve faticare più degli altri. Draghi? Resta uomo delle banche”

28 Ago 2021 17:00 - di Davide Ventola
Ornella Vanoni

Giorgia Meloni? «È una donna, e come tutte le donne deve arrancare di più». Ornella Vanoni, 86 anni, in una lunga intervista al Corriere della Sera, parla a tutto campo, senza peli sulla lingua. Anche di politica.

“Noi italiani sentiamo poco la patria, la chiamiamo paese”

Di Berlusconi cosa pensa?, le chiede Aldo Cazzullo. «Voglio il suo chirurgo estetico – risponde la cantante che a settembre compirà 87 anni – e il suo fotografo. Entra ed esce dagli ospedali, ed è sempre giovane e patinato…». Draghi? «Grande intelligenza e preparazione; ma è pur sempre un uomo delle banche. Come Monti. Mi sembra che gli abbiano promesso il Quirinale. Però il nostro presidente non è Macron, non ha veri poteri. Dopo il fascismo ci siamo dati una Costituzione che non consente di dare il potere a nessuno; ma ora la politica è impotente. Noi italiani siamo così: poco seri. Sentiamo poco la patria. Noi non diciamo patria, diciamo paese». Salvini? «Molto intelligente. Fa di tutto per assomigliare all’uomo del popolo. Tutta la sua politica, dal Papeete in giù, è un modo per dire: io sono come voi. Nel suo campo, è bravissimo».

Ornella Vanoni su Strehler: “Tra la droga e gli altri vizi impossibile seguirlo”

La cantante racconta anche dei suoi grandi amori. «Strehler veniva sempre a fare lezione nella mia classe, per lo stupore delle altre: di solito non si vedeva mai. L’insegnante di danza era sua moglie, da cui era già separato. Mi detestava: aveva capito al volo che sarei piaciuta al marito. Mi diceva: hai talento, ma non hai i nervi per reggere. Aveva ragione. Però alla fine ce l’ho fatta senza di lui. Come mai finì? Non potevo seguirlo nella droga e negli altri suoi vizi».

Ornella Vanoni sull’incontro con Gino Paoli: “Suonava maluccio”

Poi su Gino Paoli: «Lo sentii nella casa discografica suonare Il cielo in una stanza. Chiesi chi fosse, mi risposero: “Un frocio che fa canzoni orrende”. Strano, mi dissi: suonava maluccio, ma la canzone mi era parsa stupenda. Cosi’ cominciai a frequentarlo. Gelosa? Gelosissima. Non c’era mai. Sposato, sempre in giro. Uscivamo di casa ognuno con una borsa di gettoni e stavamo ore al telefono. Ora lui mi dice: “Ornella, ti ricordi le risate?”. Ma quali risate, io soffrivo da morire. Sposai Ardenzi, ma ero ancora innamorata di Gino».

“Paura della morte? Sì, ma oltre una certa età non si può andare”

Sulla musica attuale e sul suo brano estivo Toy Boy, dice: «Colapesce e Dimartino? Tristi. Però la tristezza è la loro forza». E sulla morte: «Cosa c’e’ dopo? E chi lo sa? Non lo sapeva neppure un uomo eccezionale come il cardinal Martini. Rilegga le sue lettere da Gerusalemme: “Sto per morire, la mia fede è forte, ma ho paura, perché sono un uomo”. Paura? Oltre una certa età non si può e non si deve andare. Mia zia visse 107 anni: un cervello lucido, purtroppo, in un corpo distrutto. Da diventare pazzi. No, a un certo punto bisogna morire».

 

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