No chiacchiere, sì vax: con la giostra dei virologi sulla terza dose rischia di non vaccinarsi più nessuno

27 Ago 2021 20:56 - di Marzio Della Casta
Virologi

Fermiamolo prima che subito il dibattito tra virologi sulla terza dose. Già troppi sono i danni arrecati dalle nuove star della tv alla lotta alla pandemia. D’accordo solo su mascherine, igiene della mani e distanziamento (fisico e non sociale, diciamolo), su tutto il resto – vaccini compresi – hanno calcato i compiacenti talk show dispensando tesi cariche di “secondo me” e di “a mio avviso“, che è poi lo stesso. Tesi spesso strampalate, quando non pseudo-scientifiche. E solo per il gusto di apparire, di fare l’annuncio al momento giusto con il tono giusto per poi chiamare parenti e amici e vedere l’effetto che fa. Risultato: i no-vax si sono ringalluzziti mentre chi tentennava, ha trasformato la propria indecisione prima in diffidenza e poi in ostilità.

Virologi già divisi per la gioia dei no-vax

Sì, certo, colpa della bulimia della comunicazione, pronta a divorare tutto e tutti pur di riempire i palinsesti e rintronare il dirimpettaio sul divano di casa. Ma anche di chi vi presta. Infatti, con il possibile ricorso alla terza dose di vaccino la giostra ha ripreso a girare a colpi di «sì, no, forse». Il dibattito è già cominciato e per un Fabrizio Pregliasco schieratosi convintamente nel campo dei pro, s’avanza un Massimo Galli che storce il naso e scuote la testa. Il resto si vedrà. Nel frattempo i conduttori si leccano i baffi pregustando il terzo tempo del derby tra virologi con collaudato contorno di onorevoli, tuttologi e il presentatore del libro di turno, quest’ultimo solo “dopo i 90 secondi di pubblicità“. Evviva, quando c’è l’audience c’è tutto. Una volta si diceva della salute, ma tutto cambia e la modernità impone di stare al passo coi tempi.

La politica fermi la giostra

La politica, ovviamente, lascia fare. Mettere la mordacchia ai virologi? Giammai. È roba da “Parco Mussolini“, non di democrazia, quantunque una giornalista come Giovanna Botteri da Pechino, cantrice del regime comunista di Xi Jimping, saprebbe bene come indorare la pillola e spacciare la stretta mediatica come una botta di vita. Tuttavia, fossimo nei panni del presidente della Vigilanza Rai e di quello dell’Agcom un indirizzo per regolare le presenze nelle tv degli illustri scienziati lo faremmo. E chissà che sorpresa se alla sospirata dissolvenza del virologo s’accompagnasse anche quella auspicata del no-vax. Provare per credere.

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