Foibe, quante bugie da Montanari. Risponda a queste domande o lasci la sua poltrona

30 Ago 2021 16:56 - di Lando Chiarini
Montanari

Ignorante e anche bugiardo. All’eroico Tomaso Montanari è bastato avvertire un sinistro scricchiolio sotto la poltrona per andare in panico. A tal punto si è spaventato, da smentire se stesso sulle foibe. Non in un soprassalto di sincerità, ma solo per non vedersi scivolare tra le mani l’ambito posto di rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Ecco, se uno così è ritenuto meritevole di assurgere a un ruolo tanto prestigioso, allora smettiamola con i predicozzi sul tasso di istruzione dei nostri giovani. Sarebbe molto più onesto ammettere urbi et orbi che per avanzare in carriera a Montanari bastano e avanzano i suoi meriti politici, questi sì davvero indiscutibili. Punto e basta. Avessimo infatti una scuola dove si progredisce esclusivamente sulla base di titoli  accademici e scientifici, oggi stesso la designazione a rettore dell’insigne studioso finirebbe in coriandoli.

Montanari il 23 agosto: «Gli infoibati furono 800»

Ma procediamo con ordine: la sua retromarcia Montanari l’avvia l’altro ieri con una chiacchierata con la Stampa (definirla intervista è un’offesa a chi è del mestiere) e l’ha perfeziona oggi in un articolo sul Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, unico esemplare di montanelliano rosso vivente. Vi si legge che «nessuno nega le Foibe (maiuscolo testuale, ndr)». E a sostegno di questa esilarante novità c’è anche scritto – rigorosamente tra parentesi – che dette foibe «videro, secondo l’opinione prevalente tra gli storici, la morte di 5000 persone – fascisti, collaborazionisti ma anche innocenti – per mano dei partigiani di Tito (…)». Ma va. E dire che a noi (detto senza apologia) risultavano sciorinati da lui ben altri numeri e in ben altra prosa. Infatti il trucco c’è, e si vede pure. Anzi, si legge.

Montanari il 30 agosto: «Gli infoibati furono 5000»

Ecco che cosa scriveva il 23 agosto sullo stesso giornale il compagno Montanari, citando una lettera aperta dello storico Angelo D’Orsi a Mattarella, da lui stesso definita «coraggiosa»: «(…) La storiografia ci dice tutt’altro (…): le vittime accertate, ad oggi, furono poco più di 800 (compresi i militari), parecchie delle quali giustiziate essendosi macchiate di crimini, autentici quanto taciuti, verso le popolazioni locali (…)». Che vi dicevamo? A Roma dicono “preso cor sorcio in bocca“. Una figuraccia. Per lui e per Travaglio. Ma su con la vita, anche se qualche rispostina Montanari dovrà pur fornirla. Più che a noi, a quelli che l’hanno designato rettore. Può spiegare, professore, come mai una settimana fa il suo unico faro era il coraggioso D’Orsi mentre nell’articolo odierno cita «l’opinione prevalente tra gli storici»? E visto che c’è, può darci la ricetta del magico lievito che ha fatto crescere gli infoibati dagli 800 del 23 agosto ai 5000 di oggi? Quando ha aggiornato la sua macabra contabilità? E, infine, quand’è che si è accorto degli infoibati «innocenti»? Insomma, chi l’ha folgorata sulla via di Siena?

Uno così non può diventare rettore

Tranne l’ultima, si tratta di domande più che abbordabili per un cattedratico del calibro di Montanari. Anche per questo attendiamo fiduciosi le sue risposte. Certo, non ci sfugge la sua difficoltà a trovare confidenza con il Secolo d’Italia, magna pars di quella «eterna cloaca fascista» bersaglio prediletto dei suoi imperdibili tweet. Ma questa volta gli tocca. Diversamente, con quale faccia potrebbe in futuro atteggiarsi a difensore della storia dai tentativi di falsificazione? La strategia del silenzio lo inchioderebbe alla condizione di falsario colto in flagrante e perciò stesso indegno del titolo di rettore. Non s’illuda, quindi, di trovare protezione infilandosi nella corazza (o nelle complicità) dell’antifascismo militante. D’altra parte, se proprio gli fa schifo parlare con noi, può sempre provare montanellianamente a turarsi il naso. Per le istruzioni si rivolga a Marco Travaglio. Sì, proprio lui: il direttore partito per diventare il nuovo Montanelli e finito a far da spalla al super-imbarazzante Montanari. 

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