Covid, poliziotto in forza all’hotspot tra i migranti si contagia e muore. Gli agenti: ci mandano al macello

30 Ago 2021 18:37 - di Lorenza Mariani
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Covid, muore a 58 anni un poliziotto contagiato tra i migranti dell’hotspot di Taranto. Gli agenti, nel giorno dell’addio, tra dolore e rabbia: «Ci mandano al macello»… Non ce l’ha fatta Candido Avezzu, il poliziotto 58enne in forza al reparto Mobile di Padova. Coraggio, dedizione, amore e speranza non sono bastati per sconfiggere il Covid che lo ha prima costretto al ricovero in terapia intensiva. E poi lo ha spento lentamente, fino all’epilogo tragico. Un viaggio senza ritorno il suo, cominciato col trasferimento dello scorso luglio nell’hotspot di Taranto, dove l’agente ha prestato servizio per garantire rodine e sicurezza. In quel centro arrivarono 300 migranti: 33 di loro positivi al coronavirus...

Covid, poliziotto in servizio tra i migranti all’hotspot di Taranto si contagia e muore

Non sappiamo come e dove sia avvenuto il contagio. Né se il poliziotto appena scomparso fosse vaccinato o meno. Non è il momento di incorrere i9n speculazioni e polemiche. No: oggi è il giorno del lutto e del dolore. Anche se, quel commento di Fabio Conestà, segretario generale del sindacato autonomo di polizia, Mosap, alla morte di Avezzu, lascia il segno. «L’importante è il green pass, per il resto andiamo al macello», ha detto Conestà. E al dolore si aggiunge la rabbia. L’indignazione per questa morte. «Un’altra – sottolinea Conestà ripreso da La Voce di Manduria –. Un altro collega ci lascia a causa di questo maledetto Covid. Era in forza al Reparto Mobile di Taranto e dal 13 al 23 luglio era in trasferta a Taranto, dove è stato impegnato presso l’hotspot che ospitava 300 migranti, 33 dei quali positivi. Denunciammo già all’epoca questa situazione. E, a distanza di un mese, arrivano le terribili conseguenze: uno dei colleghi risultato positivo, ieri ci ha lasciato»…

«Ci mandano al macello in mezzo alla folla, negli hotspot, a contagiarci»

Un esito tragico arrivato al termine di un mese di lotta al virus. Temuto dalla stessa vittima che, non a caso, sulla sua pagina Facebook, solo il 10 agosto aveva postato: «Entro in intensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie. Grazie». Un triste presagio che si è realizzato. E oggi, nonostante come sottolinea sempre Conestà sulla drammatica vicenda, oggi sia «il momento del silenzio e della preghiera», non si può non soffermarsi a riflettere sul triste destino di Avezzu. Tanto che, il numero uno del Mosap aggiunge e conclude: «Ci impongono assurde regole come il green pass nelle mense e poi ci mandano al macello, in mezzo alla folla, negli hotspot, a contagiarci e a mettere a rischio le nostre famiglie oltre che i nostri colleghi. Non sappiamo se il collega fosse o meno vaccinato, ma al di là di ciò – conclude – non è ammissibile permettere sbarchi in modo incontrollato, in piena pandemia, dopo averci schedato con certificazione verde anche per un caffè seduti in un bar. Vergognoso, qualcuno dovrà assumersene le responsabilità».

 

 

 

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