Barbaro: «Sullo Ius soli sportivo la sinistra specula. Cita a sproposito Jacobs, che è italiano»

10 Ago 2021 17:40 - di Davide Ventola
Barbaro Ius Soli

«Nessuna scorciatoia per lo sport» sulla questione dello ius soli. Lo sostiene il senatore di FdI e presidente delle Associazioni sportive e sociali italiane (Asi), Claudio Barbaro.

Barbaro sullo Ius soli sportivo: “No a scorciatoie”

«Nel discorso a chiusura dei Giochi e nelle recenti dichiarazioni del presidente del Coni si parla di ius soli e di ‘un’Italia multietnica e integrata, con atleti nati in tutti e cinque i continenti’ – scrive Barbaro in una nota – Diverse le considerazioni. Intanto, non vorremmo che, sulle ali dell’entusiasmo, lo ius soli sportivo, si in corsia preferenziale rispetto a un percorso di legge ancora in itinere. Sarebbe  un modo per garantire alle nostre federazioni una strada più semplice per imbottire di potenziali atleti vincenti le nostre fila. Meglio ‘acquisire’ i grandi campioni che rischiare di non riuscire a formarli in casa? Potrebbe essere questa anche una volontà di scorciatoia per arrivare al traguardo? E, per inciso, al di là di come la si pensi sullo ius soli ‘sportivo’ richiamato dal presidente del Coni a mezzo stampa, dopo la vittoria nei 100metri, mi si permetta una considerazione. Il caso di Jacobs non farebbe certo parte dello ius soli, bensì nello ius sanguinis in cui rientra il diritto di cittadinanza grazie a un genitore già in possesso di questa”.

“Non parliamo di integrazione per chi è già italiano”


«Ed infine, se andiamo a vedere nel dettaglio i numeri di questa “integrazione e Italia multietnica”, scopriamo che dei 66 atleti vincitori solo in quattro sono, nati all’estero e, di questi, uno solo – il cubano Conyedo – è divenuto italiano pur proveniente da una cultura completamente estera. Gli altri? Jacobs è italiano al cento per cento. In questa terra c’è cresciuto e, del padre americano, ha solo un lontano ricordo, come ha raccontato. E gli altri? – sottolinea il senatore di Fdi -Ragazzi che hanno assorbito la nostra cultura, che rispettano le nostre leggi, che si sentono e sono italiani e guai a dirgli il contrario. Non parliamo di “integrazione” a chi è già italiano».

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