Mafia, assolto l’ex-senatore Caridi (FI) dopo 18 mesi di carcere. I giudici: «Il fatto non sussiste»
«Mi voglio riprendere la mia vita, che è stata mortificata, anche da 18 mesi di carcere a Rebibbia, in alta sicurezza». La reazione di Antonio Caridi alla notizia della sua assoluzione «perché il fatto non sussiste» a fronte di una richiesta a vent’anni di carcere da parte della Procura di Reggio Calabria è assai misurata. La carriera politica stroncata dall’inchiesta Gotha avviata dai pm reggini non gli fa velo più di tanto. Per lui l’accusa era terribile: associazione mafiosa, un “amico degli amici” sostenuto elettoralmente da boss e criminali. Era il 2016 quando il voto del Senato (eletto in Forza Italia e poi nel PdL) lo costringe a trasferirsi a Rebibbia. Al termine di cinque anni di dibattimento il tribunale ha deciso che le accuse contro di lui erano infondate.
Caridi era accusato di associazione mafiosa
Assoluzione, dunque. Verdetto condiviso con altri 14 imputati. Erano trenta in tutto, la metà è stata condannata. Tra questi anche l’ex-senatore del Psdi Romeo. «È la prova che la “cupola” esiste», commentano dalla Procura, dove il bicchiere lo vedono mezzo pieno. Non fanno mistero di sperare di riempirlo negli altri gradi di giudizio. «Leggeremo attentamente le motivazioni del Tribunale, poi decideremo circa l’appello», è il refrain seguito al verdetto. Ovviamente, Caridi si dice «soddisfatto». E aggiunge: «Ho sempre avuto un comportamento improntato alla massima trasparenza».
Gasparri: «Dedico a lui la mia firma sotto i referendum»
Com’era prevedibile, la sua netta assoluzione ha infiammato il dibattito politico che proprio sulla giustizia vive in questi giorni una delle sue fasi più calde. Di «ennesimo scandalo» parla infatti il deputato forzista Andrea Ruggieri. Per poi aggiungere: «Che cos’altro deve accadere perché si capisca che certa magistratura protagonista scherza con le vite di troppi, politici (sempre di una certa parte) ed elettori compresi, e che dunque si deve riformare profondamente?». A Caridi dedica la propria firma in calce ai quesiti referendari sulla giustizia il senatore “azzurro” Maurizio Gasparri. «Invito i magistrati italiani – ha detto l‘ex-ministro delle Comunicazioni – a meditare su questa pagina oscura della giustizia italiana».