L’ultimo delirio del consulente di Speranza: “Green pass anche per muoversi in città sui bus”

19 Lug 2021 10:48 - di Marta Lima

“Il Green pass non solo deve diventare obbligatorio per i ristoranti al chiuso, ma anche per i mezzi di trasporto pubblico come autobus e metropolitana. Dal punto di vista tecnologico, non è impossibile applicare questa necessaria misura. Non possiamo obbligare le persone a vaccinarsi, però chi non lo vuole fare avrà meno opportunità o, quanto meno, dovrà eseguire un tampone antigenico ogni volta che vorrà frequentare luoghi affollati o usare i mezzi pubblici”. E’ l’ultimo delirio “allarmistico” di Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Sanità Pubblica all’università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’.

Il braccio destro del ministro Speranza, come al solito allarmista e pronto a soluzioni da regime, si pone come avamposto di quella linea dura sul Green pass contro cui l’opposizione, con Giorgia Meloni in prima fila, si batte.

Ricciardi: Green pass anche per muoversi nelle città

Dalla pandemia, spiega, “ne usciamo soltanto se siamo razionali. La razionalità dice che dobbiamo vaccinare a tutto spiano, perché così evitiamo malattia grave e morti. Senza vaccini, avremmo avuto centinaia di migliaia di decessi in più. Questo è un risultato enorme. Altro aspetto razionale: dobbiamo vaccinare tutto il mondo, anche chi vive in Asia e Africa. Altrimenti ne usciamo nel 2024. Se si segue la strada della vaccinazione e del controllo del virus possiamo vivere normalmente, se invece andiamo avanti con l’isteria allora sì, non ne usciamo più”, avverte l’esperto che ha più volte detto di non condividere la linea intrapresa dalla Gran Bretagna, arrivata ormai al suo ‘Freedom day’.

“Si tratta di una scelta moralmente riprovevole. Ha ragione Michael Ryan, dell’Organizzazione mondiale della sanità, che ha invitato alla prudenza e a non rimuovere tutte le restrizioni. Quella di Johnson è una decisione omicida, ci sarà un aumento enorme dei casi, è un esempio da non seguire. “Sappiamo che il vaccino, che è un’arma importante, ci difende dalla malattia, ma in alcuni casi non dall’infezione – prosegue Ricciardi – La variante Delta lo buca. Per questo nel Regno Unito ci saranno moltissime persone contagiate, costrette all’isolamento. Tra di loro molti operatori sanitari, gli ospedali non reggeranno. E lasciando libero il virus di circolare potranno svilupparsi nuove varianti”.

Più coinvolgimento dei medici di base, adesso…

Per l’esperto l’unica strada per convincere i due milioni di over 60 che non si stanno vaccinando “è quella di un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale. Possono raggiungere e convincere tutti gli assistiti. Poi, a un certo punto, la libertà individuale prevale, ma queste persone purtroppo si ammaleranno sicuramente. In ospedale ormai i ricoverati sono quasi tutti non vaccinati. Il problema alla fine sarà individuale, non per la collettività. Se continuiamo a vaccinare, non arriveremo a numeri altissimi di ricoveri e decessi come l’anno scorso. Adesso la strada è quella del Green pass, una spinta gentile. Se non ti vuoi vaccinare e vuoi stare a casa, bene. Se invece vuoi frequentare ambienti affollati, allora lo puoi fare soltanto dimostrando o che sei vaccinato o che sei immune perché hai avuto il virus o che sei negativo perché hai eseguito di recente il test”.

Seguire l’esempio della Cina

Quanto alla fattibilità di usare il certificato verde nei ristoranti al chiuso o sui mezzi, “se vale questo principio in un paese come la Cina che ha 1,7 miliardi di abitanti, perché non dovremmo riuscire a metterlo in pratica noi? La tecnologia esiste, i cellulari li abbiamo tutti, è solo una questione di organizzazione. Se il cellulare diventa il titolo di viaggio, si può fare. O si capisce che il Green pass è l’unica strada per una vita normale, o avremo sempre ondate di contagi che ci costringeranno a chiusure, che ci distruggeranno dal punto di vista sanitario, economico ma anche psicologico”, conclude Ricciardi definendo “non sbagliato” l’adattamento dei parametri per la gestione delle zone a colori, a patto che “non diventi solo un sotterfugio per evitare le restrizioni” e sottolineando che sarebbe stato necessario, “soprattutto nel controllo alle frontiere e sui viaggi un coordinamento europeo che ancora non si vede”.

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