Ghanese 25enne prima sposa una 54enne italiana e poi la sevizia: “Sei vecchia, devi mantenermi”

29 Lug 2021 17:58 - di Carlo Marini
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«Sei vecchia, mi devi mantenere. Perché pensi che ti abbia sposato? Sei più anziana di mia madre». Sono le parole che un 25enne ghanese, per tre anni, ha ripetuto alla sposa italiana (54 anni) che aveva pensato a un matrimonio per amore. 

Il ghanese e la sposa (non) per amore

I fatti si sono svolti a Roma, in zona Tor Vergata, la vicenda ha avuto risalto perché la violenza di genere in questione è finita con lei all’ospedale e lui in carcere. Ma chissà quante altre situazioni del genere, nel resto d’Italia, si consumano abitualmente. Con matrimoni che nascono tra persone di culture e tradizioni diverse con esiti drammatici.

Il giovanotto africano, secondo quanto riporta il Messaggero, nell’ultima aggressione sul pianerottolo del loro appartamento a Tor Vergata ha procurato alla donna la frattura di due costole. L’uomo abusava sessualmente della donna, tormentava anche il figlio che la donna aveva avuto da una precedente relazione. Il matrimonio che doveva coronare un sogno d’amore era diventato un incubo.

Umiliata e costretta a licenziarsi

Umiliava così la donna e il figlio senza ragione. La 54enne romana si è decisa a denunciare solo quando era stata lasciata agonizzante sul pianerottolo. In ospedale le fratture sono state ritenute guaribili non prima di un mese. Lei ha raccontato le sevizie: «Mi costringeva a mantenerlo, a dargli una paghetta giornaliera», ha ricordato la donna. «In un momento di disperazione ho tentato di tagliarmi le vene, non mi ha soccorso». «Vuoi ucciderti? Mi prendo l’eredità», le aveva risposto il giovanotto.

Il 25enne ghanese obbligava la 54enne a mantenerlo

L’immigrato africano faceva pesare sistematicamente i 29 anni di età tra i due. E lo faceva pretendendo di essere mantenuto a tutti gli effetti. Con la cittadinanza acquisita grazie al matrimonio, l’uomo non può neanche essere rispedito dove i suoi usi e costumi vengono tollerati. Ormai è italiano a tutti gli effetti. All’uomo si contestano i reati di maltrattamenti in famiglia, le lesioni aggravate, violenza sessuale e l’accesso abusivo a un sistema informatico. Il giovane, infatti, pretendeva una paga per il ruolo di marito, oltre a imporre umiliazioni continue e all’appropriazioni di password per l’accesso ai sistemi informatici dell’azienda in cui lavorava la donna, causandone il licenziamento. 

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