Il triste “modello Riace” anche a Mazara: finti matrimoni per regolarizzare i migranti

11 Dic 2018 11:38 - di Lucio Meo

Come a Riace, con l’inchiesta che vede coinvolto il sindaco Mimmo Lucano, anche in Sicilia qualcuno ha scelto di metter su il gioco delle coppie. Finti matrimoni tra migranti tunisini e ragazze italiane per ottenere il permesso di soggiorno, era il meccanismo. A scoprirli è stata la Guardia di finanza di Mazara del Vallo (Trapani), che ha denunciato 11 persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sulla scia dell’operazione “Sunrise”, conclusa nel 2017 dalle Fiamme gialle di Mazara del Vallo con l’arresto di 5 soggetti e la denuncia a piede libero di altrettanti responsabili per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi lavorati esteri, i militari della stessa Tenenza hanno accertato un ulteriore sistema per “favorire l’indebita presenza nel territorio nazionale di migranti di origine tunisina”.

Le undici persone denunciate, residenti tra Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Castelvetrano e Ribera, sono cinque donne (quattro italiane e una di origini tunisine) e sei uomini tutti di nazionalità tunisina, quattro dei quali già arrestati nell’operazione ‘Sunrise’. Il core business dell’organizzazione criminale – spiega la Guardia di finanza – consisteva nel combinare finti matrimoni tra tunisini e donne residenti che, in cambio di mille euro come da loro stesse ammesso in sede di interrogatorio e alla presenza di testimoni altrettanto conniventi, si sono prestate a contrarre matrimonio civile nei Municipi di Campobello di Mazara, Castelvetrano e Ribera”.

Lo scopo era far ottenere ai migranti falsi sposi il permesso di soggiorno da utilizzare per spostarsi liberamente all’interno dell’Unione europea. A reclutare le donne consenzienti con cui organizzare i finti matrimoni era una coppia di coniugi di Campobello di Mazara, formata da un residente di origini tunisine e dalla moglie di origini campobellesi.Ovviamente i finti sposi, come accertato dalle indagini, benché conviventi sulla carta non avevano alcun tipo di rapporto, conducendo vite completamente separate. Per ripagare il servizio i migranti hanno pagato 15.000 dinari tunisini (circa euro 5.000) oppure hanno assicurato la propria disponibilità a detenere e rivendere sigarette importate di contrabbando dalla Tunisia oppure si sono prestata a fare da scafisti.

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