Esce una biografia romanzata di Leni Riefenstahl, la regista di Hitler che rivoluzionò il cinema
Leni Riefenstahl è da sempre un soggetto che ispira artisti e letterati, oltre ai cultori del cinema. La sua vita leggendaria, la vicinanza al regime hitleriano (suo il film Il Trionfo della Volontà sul Congresso di Norimberga del 1934), la sua capacità di rinascere dalle ceneri della Seconda Guerra mondiale la rendono una figura di eccezionale interesse. Su di lei pesa una demonizzazione che la regista tedesca cercò di contrastare con le sue Memorie (pubblicate in italiano da Bompiani) uscite nel 1987, ma senza raggiungere l’obiettivo.
Nel 1999 Jodie Foster dovette rinunciare a un film sulla Riefenstahl
Nel 1999 Jodie Foster dovette rinunciare a un film sulla Riefenstahl per le pressioni e le critiche al suo progetto. “Non esiste altra donna nel 20esimo secolo – disse la Foster all’epoca – che sia stata allo stesso tempo tanto ammirata e vilipesa”. E oggi un romanzo sulla sua vita scritto da Emiliano Poddi, Quest’ora sommersa (Feltrinelli editore, pag.224, euro 16,50), la descrive come una donna energica, decisa a tutto pur di coltivare l’ideale della Bellezza. Sacrificando ad essa anche i principi morali. Nel libro infatti una Leni ormai centenaria viene seguita nelle sue immersioni dalla giovane Martha (personaggio di fantasia). La ragazza vuole scoprire perché la Riefenstahl utilizzò come comparse per il suo film Tiefland (Bassopiano, 1954) Sinti e Rom provenienti da un campo di concentramento.
Jean Cocteau ammirava il suo cinema
La Riefenstahl ha sempre respinto queste accuse, ingaggiando una lunga battaglia giudiziaria con la rivista di Monaco Revue, che si concluse con un indennizzo di 10mila marchi alla regista. Il film fu apprezzato da Jean Cocteau, che lo voleva al Festival di Cannes: ma non se ne fece nulla perché la Germania, proprio per le polemiche sulle comparse Rom e Sinti che apparivano nel film, non volle sostenere la candidatura di Bassopiano alla rassegna francese.
Nelle sue Memorie la Riefenstahl dà la sua versione sul film Bassopiano
Nelle sue Memorie Leni Riefenstahl assicura che l’accampamento dove furono scelte le comparse non era ancora, all’epoca, un campo di concentramento. Le riprese del film cominciarono nel 1934. Scrive inoltre che gli zingari furono entusiasti di lavorare con lei al film Bassopiano e che non poteva essere vero, come avrebbero scritto i giornali nel dopoguerra, che lei scelse personalmente le donne e i bambini da far recitare perché lei si trovava sulle Dolomiti a scegliere le ambientazioni della pellicola. La regista incontrò anche personalmente, nel 1954, i rappresentanti delle associazioni dei campi di concentramento ai quali mostrò i documenti che la scagionavano da ogni accusa. L’episodio tuttavia la inseguì per tutta la vita, così come l’accusa di essere stata l’amante di Hitler. E ciò nonostante le recensioni del film contestato risultassero per la Riefenstahl più che soddisfacenti: “Un soggetto operistico si è trasformato in pittura poetica”.
Riefenstahl: quando ho saputo ciò che aveva fatto ho odiato Hitler
Quanto alle accuse di avere assecondato Hitler, in un’intervista alla Stampa firmata da Emanuele Novazio, nel 1992, la Riefenstahl si espresse così: “Avevo un’impressione positiva del Führer come persona, perché quando è arrivato ha spazzato via la disoccupazione e la disperazione della gente, la miserie, l’emergenza. Ho creduto che le sue idee razziste fossero un mezzo di propaganda e basta, perché molti tedeschi erano antisemiti. Quando ho saputo non ho voluto credere che fosse vero, e ho pensato che non ci sarebbe stata una tragedia come invece ci fu. Solo quando ho capito che era proprio vero ho odiato Hitler, l’ho trovato orribile. Adesso – continua in quell’intervista – dicono ‘Leni è nazista, come è sempre stata’. Ma io ho solo cercato di spiegare come si viveva allora e come mai i tedeschi ci sono cascati. Anche se dopo quel che è stato, forse, bisognerebbe soltanto tacere”.
Le immersioni e la fotografia subacquea
Le immersioni per dedicarsi alla fotografia subacquea, richiamate nella biografia romanzata di Poddi, caratterizzarono l’ultima parte dell’esistenza della Riefenstahl, che trovava incantevole il mondo sottomarino. I fondali e la vita che vi si svolge rappresentavano una sfida da vincere cogliendo l’attimo con la macchina fotografica. “Certe esperienze sul fondo marino non si ripetono due volte ed è necessario essere sempre pronti a scattare“.
Leni Riefenstahl resta fino alla fine inafferrabile e sfuggente
Autrice di capolavori che costituiscono pietre miliari della storia del cinema, un po’ diva capricciosa e un po’ amazzone emancipata incurante dei pregiudizi, tedesca in modo irrinunciabile e al tempo stesso cosmopolita e affascinata dal viaggio come scoperta, capace come nessun altro di costruire un’estetica dell’immagine in movimento, Leni Riefenstahl resta alla fine inafferrabile e sfuggente, come se solo a lei spettasse l’onere e l’onore di squarciare il velo sul vero copione, sul personaggio reale, sulla “bella maledetta” (titolo del primo film da lei diretto, di cui era anche interprete).