Caso Alberto Genovese, l’imprenditore accusato di stupro ottiene i domiciliari: «Va a disintossicarsi»

28 Lug 2021 11:19 - di Luciana Delli Colli
genovese domiciliari

Dopo circa otto mesi di carcere, Alberto Genovese va ai domiciliari e si trasferisce in una clinica per la disintossicazione dagli stupefacenti. Il gip di Milano, infatti, ha accolto l’istanza presentata dall’imprenditore del web, indagato per violenza sessuale nei confronti di due ragazze, nel contesto di festini a base di droga.

Le accuse nei confronti dell’imprenditore

Genovese era finito in carcere a novembre dopo la denuncia di una 18enne, che raccontò l’incubo della notte passata nella casa milanese dell’imprenditore e segnata, nel suo racconto, da violenze sconcertanti avvenute dopo che le era stata somministrata della droga. L’altro caso di violenza per il quale Genovese è indagato riguarda una 23enne e si sarebbe consumato a Ibizia, in un contesto e con modalità simili a quello denunciato dalla ragazza di Milano. Genovese è accusato di violenza sessuale aggravata, lesioni personali e detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Nelle prossime settimane è atteso il rinvio a giudizio ed è possibile che l’imprenditore scelga il rito abbreviato, che in caso di condanna garantisce uno sconto di un terzo della pena. «Genovese sta costruendo un percorso nuovo della sua vita che parte dalla disintossicazione totale dalla droga», ha commentato il legale Luigi Isolabella.

Genovese ai domiciliari per disintossicarsi

Durante gli interrogatori seguiti alle denunce, l’imprenditore parlò della sua dipendenza dalla droga, sostanzialmente attribuendo ad essa la sua incapacità di controllarsi e manifestando la volontà di disintossicarsi. Il gip Tommaso Perna ha concesso i domiciliari in clinica con l’uso del braccialetto elettronico per arginare il pericolo di fuga e ritenendo che, eliminato il fattore droga, vi siano scarse possibilità di reiterazione del reato. Per quanto riguarda, invece, il rischio di inquinamento delle prove, il terzo elemento sul quale si può basare la carcerazione preventiva, il gip ha considerato la decisione di Genovese di costituire in trust al quale conferire, blindandole, le proprie ingenti risorse finanziarie. Una mossa che dovrebbe arginare il pericolo che l’imprenditore possa tentare di allettare testimoni o vittime con il denaro, come sarebbe avvenuto quando cercò di far pervenire 8mila euro alla 18enne.

 

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