Regionali in Francia, batosta per Macron. Vincono i gollisti, tiene la Le Pen: sfida a destra per l’Eliseo
Due francesi su tre non hanno votato al primo turno delle Regionali di ieri. Ma l’elettore che si è recato alle urne ha stabilito che Emmanuel Macron è il grande sconfitto di questa consultazione. La sua République en marche si attesta malinconicamente al 10 per cento. A vincere, contro ogni pronostico, è la destra dei Rèpublicains di Xavier Bertrand, che al ballottaggio di domenica prossima riuscirà probabilmente a farsi confermare presidente dell’Haute-de-France. Il partito gollista ha ottenuto il 29 per cento dei suffragi. A sinistra ritrovano consolazione i socialisti di Jean-Luc Mélenchon, già cannibalizzati da Macron e ora ritornati alla doppia cifra: 18 per cento. Conferma il suo radicamento territoriale senza tuttavia riuscire a sfondare il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Domenica i ballottaggi
Il pericolo che la destra radicale francese resti priva di un presidente di regione è molto concreto. Infatti, dei cinque esponenti del Rn che i sondaggi davano al ballottaggio in altrettante regioni, solo uno – Thierry Mariani, già ministro di Sarkozy – resta ancora in partita, sebbene non favorito, per la conquista della PACA (Provence, Alpes-Cote d’Azur). Il partito della Le Pen si attesta poco sotto il 20 per cento, circa cinque punti percentuali in meno rispetto al 24,86 totalizzato alle elezioni europee del 2019. Per lei, come per tutti gli altri leader e rispettivi partiti, pesa ovviamente la massiccia astensione che ha caratterizzato la consultazione di ieri. Comunque sia, i ballottaggi di domenica prossima costituiscono l’ultimo test prima delle presidenziali del 2022. Ed è quindi normale che ad guarderanno gli analisti per trarne indicazioni.
2022: presidenza a rischio per Macron
La vittoria della destra dei Rèpublicains e la sostanziale tenuta del Rn permettono ai due partiti di guardare con ottimismo all’appuntamento del prossimo anno. Vero è che le aree sono impermeabili le une alle altre, ma è altrettanto vero che la Le Pen ha da tempo adottato una strategia volta a colmare il fossato che divide le due destre. È anche per questo che l’altro ieri ha ricordato l’anniversario del famoso appello del 18 giugno del 1940 con cui De Gaulle chiamò i francesi alla Resistenza contro i tedeschi. Dovessero realmente porre le basi per un accordo, Macron si troverebbe orfano dello schema della “paura dell’uomo nero” che gli ha consentito di conquistare l’Eliseo nel 2017. E la Francia scriverebbe un nuovo capitolo della propria storia.