Nazionale in ginocchio, Saviano fa la predica. Ma per oltre il 50% degli italiani quel gesto è una farsa

26 Giu 2021 18:04 - di Valeria Gelsi
nazionale ginocchio

Secondo Roberto Saviano il dibattito sulla possibilità che la Nazionale si metta in ginocchio prima delle partite è «per certi versi infame» e «vuole avvelenare un gesto così nobile». E così, in attesa di vedere cosa faranno i giocatori nel match contro l’Austria, ha deciso di unirsi al coro di quelli che lo rinfocolano. «Quand’è che esattamente ha iniziato a farci schifo il buon esempio?», ha scritto Saviano, a corredo di un video postato su Twitter, dove gli hashtag #inginocchiarsi e #iononmiinginocchio procedono di pari passo.

Saviano fa la predica sulla Nazionale in ginocchio

Segue un lungo monologo su «rispetto» ed «empatia umana», su Marthin Luther King, perfino sul significato cristiano del gesto, che «si rifà ad un passo del Vangelo, quando Cristo si inginocchia per pulire e lavare i piedi degli apostoli». Dunque, per Saviano, non ci sono dubbi sull’obbligo morale di inginocchiarsi e chi dice il contrario alimenta, appunto, «un dibattito infame». Insomma, come sempre ci sono i buoni, per i quali bisogna comportarsi in un certo modo, e ci sono i cattivi, che sono tutti quelli che non si piegano ai loro diktat.

“Avvenire” difende chi non si inginocchia

C’è da dire che tra i cattivi, con buona pace delle interpretazioni evangeliche di Saviano, si collocano pure Avvenire e Tempi, nelle cui redazioni di Vangelo dovrebbero saperne qualcosa. «Nazionale in ginocchio? Nessun caso, Azzurri liberi di manifestare», titolava qualche giorno fa il quotidiano dei vescovi, sottolineando che «i nostri ragazzi della Nazionale lo sanno bene («che le vite dei neri contano», ndr). Lavorano e convivono pacificamente tutto l’anno, sette giorni su sette, nello spogliatoio, con colleghi di colore». Dunque, prendendo le difese anche di quei giocatori che non si sono inginocchiati nella partita contro il Galles.

“Tempi” contro «i predicatori della tolleranza»

Se poi si sposta sulle colonne di Tempi, si trovano titoli tipo «perché gli italiani non devono inginocchiarsi» o «Inginocchiarsi per cosa e davanti a chi?», quest’ultimo in cima a un articolo firmato dallo stesso direttore Emanuele Boffi. «Che bislacchi questi predicatori della tolleranza: chi non la pensa come loro è, automaticamente, un intollerante, un omofobo, un razzista. Non si pongono mai la domanda che cosa significhi davvero un certo simbolo o una certa azione», si legge nel pezzo, che stigmatizza il drammatico conformismo che sta ormai alla base di quella genuflessione.

Il sondaggio che chiarisce l’umore degli italiani

A chiarire, poi, quanto questo conformismo non sia neanche la manifestazione di un sentire diffuso, ma solo l’emanazione del pensiero di alcuni maitre a penser quanto mai autoreferenziali, ci ha pensato un sondaggio pubblicato ieri da Termometro politico. Solo per il 29,6% degli italiani, infatti, inginocchiarsi è «un gesto forte e molto utile» contro il razzismo. Il 53,5% degli italiani, invece, lo trova indigesto, e non certo perché approvi il razzismo o non pensi che le «vite dei neri contano». A rendere antipatica quella genuflessione, invece, per il 23,2% c’è il fatto di ritenere che «tali gesti siano puro spettacolo esteriore e non servono a nulla». Ben il 30,3%, poi, non lo approva perché «è un gesto che promuove un’agenda politica di parte che rischia di creare ancora più divisioni». Dunque, a ben vedere, il sondaggio oltre a dare dei dati, pone anche una domanda: sarà mica che i pozzi li avvelenano quelli che si appuntano la medaglia dei buoni?

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *