Il Pd arriva secondo anche sulle donne. Gualtieri: «Avrò una vicesindaca». La destra ce l’ha già

22 Giu 2021 14:38 - di Marzio Dalla Casta
Gualtieri

«Voglio una giunta piena di donne e ci sarà un vicesindaco donna. Ma non dico il nome, perché decideremo insieme». Così parlò Roberto Gualtieri all’indomani della sua vittoria alle primarie del Pd di Roma. E già si può scommettere che gli stessi giornali (quasi tutti) che hanno ironizzato sulle nostalgie imperiali di Enrico Michetti, il candidato del centrodestra, faranno ora a gara nel magnificare la sortita pro-donna di quello del Pd. Che invece è un’idiozia grossa almeno quanto il Colosseo, e per di più ipocrita.

Gualtieri: «Voglio una giunta al femminile»

Già, perché se per Gualtieri la sola appartenenza al genere femminile basta ad esprimere un pre-giudizio positivo, c’è da chiedersi perché non si sia ritirato dalle primarie in favore di Imma Battaglia. Oppure della militante ignota Cristina Grancio, mortificata in fondo alla graduatoria dei partecipanti da uno striminzito 1,05 per cento. E se per lui un’assessora è meglio di un assessore, a maggior ragione dovrebbe essere così per una sindaca rispetto a un sindaco. Se il pregiudizio, direbbe Totò, è «a prescindere», perché negare allora l’appoggio a Virginia Raggi, che sindaca lo è già? Perché è grillina? Però è donna. Perché ha amministrato male? Ma alla luce della “dottrina Gualtieri” (del Pd, in verità) sull’infallibilità delle donne in politica un esito del genere è praticamente impossibile.

FdI, FI e Lega hanno candidato Simonetta Matone

E potremmo divertirci a stressare il concetto all’infinito per far capire quanto ridicola e rischiosa sia la deriva “politically correct“. Se non appare in tutta la sua evidenza, è solo perché il mainstream mediatico-culturale accoglie sempre con wow di estasiata meraviglia qualsiasi “novità” – fosse anche un’idiozia alla Gualtieri – arrivi dalla sinistra. Che almeno su questo qualche lezione dalla destra potrebbe prenderla. Qui, infatti, una vicesindaca in pectore già c’è già: Simonetta Matone. Scelta per il suo valore e non per il suo genere. Avrebbe potuto anche aspirare alla fascia tricolore, ma i rapporti di forza imposti sulla Capitale da una leader donna, Giorgia Meloni, hanno deciso diversamente. È la politica, bellezza. A destra, le donne la fanno. A sinistra – al di là delle insulse chiacchiere di Gualtieri – la subiscono.

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