Vergognoso attacco della Murgia alla Meloni: “Come vendere pane col glutine”

21 Mag 2021 20:22 - di Adriana De Conto
Michela Murgia Meloni

Michela Murgia, ancora lei. Il libro di Giorgia Meloni è un exploit editoriale certificato da numeri stellari e a breve giro di posta inizia il mal di pancia. La scrittrice icona della sinistra salottiera e dei talk show lancia un attacco vergognoso a “Io sono Giorgia”. Dando piena solidarietà alla libraia romana che si è rifiutata di venderlo. La Murgia va giù di censura,  scioccamente. Il libro non è un volume ideologico, un catechismo: è un’autobiografia. E’ stata la trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio a contattare telefonicamente la scrittrice. Ecco con quale argomentazioni sconcertanti ha avvallato le idee di chi ne ha ostacolato – con scarso successo- la vendita.

Meloni, la Murgia paragona la libreria a una panetteria

“In Italia escono 170 libri al giorno- ha esordito la Murgia- . Nessun libraio vende tutti quei 170 libri, li compra e li espone. Ciascuno sceglie quello che corrisponde alla sua clientela. Se io sono un panettiere che ha solamente clienti celiaci è inutile che io venda pane con glutine“.  Il giornalista ha replicato con signorilità facendo notare il  paragone peregrino tra una panetteria e una libreria, che è un simbolo di libertà di pensiero e non di censura. Una scrittrice dovrebbe capirlo da sé. Allora la Murgia si è arrampicata sugli specchi  con un’osservazione speciosa: “No, la biblioteca è il simbolo dello scambio di idee e della cultura. Infatti il libro di Giorgia Meloni è in tutte le biblioteche”.

Murgia contro la Meloni: censura un tanto al chilo

Alla scrittrice sarda che odia le divise il giornalista ribatte: non vendere per principio il libro della leader di Fratelli d’Italia è in qualche modo una censura alla cultura di una corrente di pensiero non allineata al mainstream corrente. “Assolutamente no – risponde piccata- . Un libraio può anche decidere di fare scelte politiche. È legittimo o non è legittimo in democrazia fare delle scelte sulla merce che si vuole esporre?”. Roba da non credere. Michela Murgia si appella alla democrazia per difendere la libraia che non vende il libro di Giorgia Meloni: un corto circuito imbarazzante. La democrazia è bella quando lo dice lei. Infatti vale il discorso contrario: se un suo libro o quello di un autore schierato a sinistra avesse avuto lo stesso trattamento che la libraia ha riservato alla Meloni? Cosa farebbe? Accetterebbe sportivamente con  “fair play” democratico l’ostruzionismo? Direbbe evviva la democrazia?  La domanda è retorica. Si sarebbe scatenato il Dies irae. Con tutte le vestali a gridare al fascismo.

Murgia difende “democraticamente” la libraia romana

Con la Murgia purtroppo non si va molto lontano e le conversazioni sono limitate. E anche quando il giornalista  fa notare il passato da candidata nel Partito democratico della  libraia romana, ha risposto con una domanda: “C’è una legge che vieta a una libraia che è schierata politicamente di non vendere dei libri di cui si sente antagonista? Ci mancherebbe pure che la libraia dovesse, per garantire la sua democraticità, esporre libri contrari alle sue idee”. Insomma il tasso di democrazia nelle vene a casa Murgia ha strane regole. Vale il ragionamento di Mughini che in un mirabile articolo concludeva: Che diranno di noi i posteri quando sapranno che il saggio della Murgia troneggiava primo in classifica

 

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