Rai, in (circa) 200 candidati per quattro posti nel Cda. Molti gli outsider, spiccano Minoli e Masi

5 Mag 2021 15:33 - di Redazione
Rai

Numeri da concorsone, o quasi. Ammontano, infatti, a 315 i curriculum giunti al Senato e alla Camera per la nomina di quattro consiglieri del cda Rai di designazione parlamentare. A Palazzo Madama ne sono giunti 183 mentre solo 132 quelli pervenuti a Montecitorio. Naturalmente, la maggior parte dei curricula, ben 120, riguardano lo stesso candidato che li ha inviati all’una e all’altra Camera. Ciascun ramo ne può scegliere due. Facendo la tara e considerando che dodici candidati lo hanno spedito solo a Montecitorio e 62 solo al Senato, il totale degli aspiranti si ferma a 194. Tra questi spiccano i nomi di Giovanni Minoli, Giampaolo Rossi, Piero Vigorelli, Tiziana Ferrario, Mauro Masi,  e di due politici come l’ex-sottosegretario Giancarlo Botti Innocenzi e l’ex-parlamentare Giancarlo Mazzucca.

La Rai nel mirino di Fedez

Gran parte dei candidati sono invece outsider. Sulle nomine Rai è particolarmente attento il mondo politico. Tanto più dell’ennesima polemica, questa volta scatenata da Fedez, circa il controllo dei partiti sulle scelte editoriali della concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico italiano. Al sempiterno slogan “fuori i partiti dalla Rai” credono ormai in pochi. Sembrava inossidabile e invece si è molto arrugginito ora che persino i 5Stelle si sono tuffati nel risico delle poltrone dell’azienda di Viale Mazzini.

La Meloni: «Procedere al rinnovo»

I loro alleati del Pd lo fanno da sempre, tanto da considerare la Rai alla stregua dell’argenteria di famiglia (copyright Giuliano Amato). Un motivo in più per il centrodestra di arrivare puntuale all’appuntamento. Lo fa capire bene Giorgia Meloni. «Sul Consiglio di amministrazione della Rai – ha detto la leader di FdI – penso che si vada e si debba andare verso il rinnovo». Per la coalizione, è l’occasione per riconquistare compattezza dopo le recenti smagliature evidenziate nelle scorse settimane. La Rai, è noto, anticipa sempre gli equilibri politici. Dare prova di ritrovata unità intorno alle scelte di legittimazione parlamentare costituirebbe un ottimo viatico in vista delle decisioni da adottare in futuro.

 

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