Miracolo reggino: il “Waterfront” voluto da Scopelliti ora piace anche al sindaco Pd

3 Mag 2021 14:53 - di Marzio Dalla Casta
Scopelliti

«Contrordine compagni! Il progetto di Museo del Mare ideato e progettato anni fa dall’amministrazione guidata da Beppe Scopelliti non è più una “schifezza”, ma un’opera strategica. Anzi, un sogno che diventa realtà». Firmato: Giuseppe Tiberio Falcomatà, compagno-sindaco di Reggio Calabria. Chissà se Giovannino Guareschi aveva mai immaginato che i suoi trinariciuti gli sarebbero sopravvissuti così tanto a lungo. E così lontano da quella natia Bassa Padana che ne aveva ispirato i racconti su Peppone e don Camillo da mettere tenda persino sulla punta dell’italico Stivale. Già, perché proprio a Reggio Calabria è ambientata questa storia di progetti di destra prima avversati e poi adottati dalla sinistra in nome di quella faccia tosta frammista a impunità che le fa credere di poter dire e fare tutto e il suo esatto contrario senza mai pagarne pegno.

Falcomatà aveva avversato il Museo del Mare

Fortuna che oggi la Rete, formidabile archivio della memoria, consente di smascherare in tempo reale bugiardi ed immemori. A quale di queste due categorie appartenga il compagno-sindaco Falcomatà non spetta a noi deciderlo. Di certo c’è che se tenesse più rispetto per la verità e più allenata la memoria, ricorderebbe che il progetto Waterfront su quello che a suo tempo D’Annunzio pennellò come il «più bel chilometro d’Italia», cioè il lungomare reggino, lui proprio non lo voleva. E non perché deturpasse il paesaggio. Tutt’altro. Ma perché era tutta farina del sacco del nemico Beppe Scopelliti, che quel progetto lo aveva avviato da sindaco della città nonché seguito e finanziato da presidente della Regione. Suoi tutti gli atti amministrativi a corredo dell’opera, compreso l’incarico all’archistar irachena Zaha Hadid. E mentre le carte del Museo del Mare marciavano verso il traguardo, il compagno-sindaco Falcomatà schiumava rabbia.

Il progetto voluto dalla giunta guidata da Scopelliti

Poi, si sa, il diavolo ci mette la coda, l’amministrazione reggina guidata da Demetrio Arena finisce sciolta per mafiaet voilà -, al termine del biennio commissariale, nuovo sindaco risulta eletto proprio il fiero oppositore del Waterfront. E poiché è uomo di parola, appena insediato, si mette subito all’opera per bloccare il progetto. Al dirigente preposto scrive che «l’opera non rientra più negli obiettivi strategici prioritari di quesa amministrazione. La presente nota – avverte – ha valenza di indirizzo politico». Sottinteso: non ti azzardare a fare il contrario. Detto fatto: nel 2016 il suo assessore ai Lavori Pubblici revoca la determina dell’amministrazione Scopelliti che indiceva la gara d’appalto per la realizzazione di quel progetto giudicato «inutile». Ma il «contrordine compagni!» era solo questione di tempo. E di denari. È infatti bastato che il governo scucisse 53 milioni di euro da destinare al Waterfront per convertire il trinariciuto Falcomatà. Che ora fa festa, in rima baciata, per il «sogno (di Scopelliti) che diventa realtà».        

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