Ddl Zan, i senatori del Pd furenti con Letta: per fare un favore a Fedez scontentiamo le femministe

13 Mag 2021 11:01 - di Chiara Volpi
Letta Pd e Ddl Zan

Scoppia il caos tra Letta e i senatori Pd sul Ddl Zan. L’ultimo pomo della discordia, che scoperchia definitivamente il vaso di Pandora del disegno di legge sulla transomofobia è quello che il neo segretario di Largo del Nazareno lancia sul dibattito infuocato per non scontentare i vip pro Lgbt, che hanno scatenato sul tema una vera campagna di propaganda sui social. Un seme della discordia innestato dalla proposta Zan e che Letta ha innaffiato dichiarando: «Mi assumo la responsabilità di chiedervi di approvare la legge così com’è. Non ci sono più le condizioni politiche per un terzo passaggio parlamentare». Una richiesta che il segretario dem ha avanzato perentoriamente giusto ieri, nel corso dell’assemblea dei senatori Pd. Intanto, cattolici e detrattori del controverso Ddl si mobilitano, dandosi appuntamento in Piazza Duomo a Milano per sabato.

Ddl Zan, Letta e senatori Pd al “redde rationem”

Dunque, Enrico Letta tira dritto e non vuole sentire ragioni. Ma la linea integralista sul Ddl Zan non va giù ai senatori del Pd che, spostando il discorso sulle carenze e sulle perplessità ideologiche inerenti le diverse declinazioni sul tema, si mostrano più che restii ad accogliere l’appello “ecumenico” del segretario, rivendicando una posizione critica che rischia di far arrivare allo strappo un partito già lacerato da divisioni interne che ne spacchettano unitarietà e criticità. Una frammentazione che alimenta faide e fronde che Letta prova a ignorare rilevando anche: «Sarò il segretario più rispettoso della storia del Pd sulla pluralità di idee e posizioni». Non prima di aver premesso che: «Fuori il dibattito si è radicalizzato non per colpa nostra: tra di noi la discussione è seria e legittima. Ma il Pd non si deve far mettere i piedi in testa da idee retrograde della Lega».

L’ossessione di Letta di distinguersi da Salvini

Insomma, come sottolinea Il Giornale in un esaustivo servizio sul tema in apertura del proprio sito, «in estrema sintesi, il problema del segretario del Pd è proprio questo: l’ossessione continua di distinguersi sempre e comunque dal Carroccio». Ma «la verità, spiega a ilGiornale.it una fonte interna alla maggioranza – prosegue il quotidiano milanese – è che “in Senato i democratici su identità di genere e libertà d’espressione danno ragione a Salvini ma non possono dirlo apertamente”». Con buona pace degli strali furibondi che il variegato universo Lgbt continua a lanciare. Come testimonierebbe l’ultimo episodio riferito sempre da Il Giornale, secondo cui «oggi la sede dell’Arcilesbica è stata imbrattata solo perché l’associazione ha chiesto di apportare delle modifiche per la parte riguardante l’identità di genere. Gli insulti, infatti, erano firmati “rabbia trans”»…

Ddl Zan, Letta scatena i malumori delle senatrici Pd Valente e Fedeli

Ma quello delle associazioni e dei rivoli emanazione del mondo Lgbt non è il solo grido di allarme che invoca revisione e emendamenti sul tema e sul Ddl Zan. Sulle criticità e sulla necessità di apportare opportune modifiche al testo si sono espressi in queste ultime settimane intellettuali d’area e esponenti del Pd, intervenuti a questo punto a gamba tesa sulla vexata quaestio. Ieri, allora, quello andato in scena tra i gli inquilini del Nazareno, è solo l’ultimo atto. Che se non cala il sipario sull’intera vicenda, chiarisce molto sugli schieramenti della ribalta. A partire da quelli dei senatori dem. Anzi, delle senatrici soprattutto. Valeria Valente e la collega Valeria Fedeli in testa a tutti. La prima decisa a farsi interprete delle lamentazioni del mondo femminista. La seconda, invece, che contesta l’inserimento del tema “violenza sulle donne”.

Ddl Zan, il dissenso sulla linea Letta delle due senatrici Pd: le motivazioni

E così, se la Valente è intervenuta nella discussione tuonando: «Avrei preferito si tornasse a parlare di “identità sessuale” e di “orientamento sessuale”, cancellando sesso e genere, per evitare che il ddl Zan riguardasse le donne. Credo che se avessimo fatto una discussione in tempo utile senza ideologie e senza blocchi contrapposti avremmo avuto maggiore consenso su una legge di civiltà, diversa da questo testo, contro l’omotransfobia». A latere la Fedeli ha rimarcato: «Dovevamo lasciare fuori la violenza sulle donne che ha altre motivazioni. Vogliamo portare a casa la legge, ma sapendo che esiste il voto segreto, vorrei sapere come si fa?». Insomma, il dibattito sul Ddl Zan lascia scoperti molti fronti. Troppi. Anima i malpancisti in seno al Pd e rischia di lacerare partito e gruppo parlamentare. Scatenando persino un fedelissimo come Marcucci.

Ddl Zan, Marcucci: chi ha dubbi sul testo non va demonizzato

Il quale, sui social, si lancia in una rettifica che recita: «Ieri alla riunione dei senatori del Pd con il segretario Letta, ho detto che sono pronto a votare il testo così com’è, anche con i suoi evidenti limiti. Anzi, sarei stato favorevole, ad andare in Aula subito. Una cosa ho chiesto ieri ai miei colleghi – continua l’ex capogruppo nel post – ed oggi chiedo a voi: il dissenso va rispettato, coloro che hanno dubbi sul disegno di legge non vanno demonizzati. Il confronto di idee ed il rispetto di posizioni diverse su questioni etiche è il dna del Pd». E allora? Allora tanto rumore per nulla…

La linea Letta che accontenta Fedez e i radical chic dello spettacolo

La linea Letta non devia dall’ossequio a Fedez e al resto dei corsari radical chic. E come riferisce sempre Il Giornale, dal Nazareno fanno sapere che «intanto il Ddl Zan si approva così com’è, poi si vede se modificarlo oppure no. Il motivo? “Letta, ormai, ci ha messo la faccia di fronte all’opinione pubblica e non può più tirarsi indietro. Tutto il mondo dello spettacolo vuole questa legge e non possiamo dire di esserci sbagliati“, ci spiegano alcuni democratici imbarazzati per questa situazione». Una protesta, quella contro il Ddl Zan o anche solo delle sue parti, che agita le acque nel Pd. E che si estende al mondo cattolico nella sua ecumenica complessità.

La manifestazione del mondo cattolico sabato a Milano

Mondo cattolico che si è dato appuntamento per sabato nella piazza di Milano sotto la bandiera #Restiamoliberi. In piedi contro la legge liberticida sull’omotransfobia. Perché, come ha dichiarato il presidente di Pro Vita e Famiglia, Toni Brandi, «se addirittura militanti, politici, personalità del tutto laiche e distanti dalle nostre posizioni, hanno puntato il dito sulla fraseologia divisiva delle definizioni incluse nella legge, vuol dire che il problema esiste eccome». Innegabile.

 

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