Caso Grillo, la denuncia della ragazza: «Ecco come mi hanno violentata. La mia amica ha fatto spallucce»

3 Mag 2021 10:06 - di Greta Paolucci
stupro in casa Grillo la denuncia

Stupro in casa Grillo, la denuncia della vittima: ecco le tappe della notte dell’orrore dall’incontro in discoteca alle lunghe ore dei presunti abusi. Un mistero che abbiamo visto riassunto nei diversi video di ricostruzione proposti in questi giorni nei vari servizi di approfondimento della tv. Ma oggi La Verità pubblica, parola per parola, il «verbale di ricezione di denuncia» da cui è partito il procedimento per violenza sessuale di gruppo contro Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Un atto che, parola per parola, ripercorre le ore e i drammatici accadimenti di una notte buia su cui la magistratura inquirente sta provando a fare luce. Fatti e interpretazione dei fatti, il cui confronto – tra la versione dell’accusa e quelle delle difese – ricompongono comunque la si voglia vedere, il puzzle di una nottata agghiacciante.

Stupro in casa Grillo: la denuncia della ragazza della notte dell’orrore

E allora, il servizio del La Verità non commenta. Non interpreta. Non giudica: ma ripropone nella loro cruda essenzialità, il racconto dell’orrore che la vittima ha reso a partire dalle 18.20 del 26 luglio 2019 nella stazione dei carabinieri di Milano Porta Garibaldi. Quando la ventenne italo-norvegese S.J. comincia a raccontare alle due marescialle di turno, Cristina Solomita e Camilla Ciccaglione, la sua versione dei fatti. Il racconto videoregistrato dalle militari e trascritto in un «verbale di ricezione di denuncia» che oggi il quotidiano diretto da Belpietro pubblica in prima pagina. Flash, ricostruzioni, ricordi: la ragazza ricompone il quadro di quanto accaduto 9 giorni prima, il 17 luglio di due anni fa, quando in una villetta di Cala di Volpe, nel cuore pulsante della movida e del lusso vacanziero in Sardegna, sarebbe stata violentata a turno – ma anche contemporaneamente – dai quattro rampolli della Genova bene.

Un racconto crudo reso in caserma dalla vittima e registrato da due carabinieri donne

Un racconto crudo. Brutale. Che lascia senza fiato e che sarà difficile riscontrare visto che, come riferisce La Verità, «non sarebbero rimaste tracce di violenza sul corpo, ma solo un breve video di un rapporto di gruppo» in cui la ragazza appare stordita. Forse incapace di dare il suo assenso. Per gli accusati, addirittura consenziente «o, a causa dell’alcol ingurgitato, incapace di dare il suo assenso»… Una notte di orrore che sfregia la quotidianità di giornate tutte uguali, trascorse fino a quel momento dalla bellissima studentessa e da sua sorella, appena 15enne, ospiti sull’isola in un bed and breakfast e con i genitori a fare la spola nei weekend tra Milano e la Costa Smeralda. «La mattina mi svegliavo presto per andare a correre, poi tornavo a casa per stare con mia sorella, fare i compiti o guardare la tv, nel pomeriggio dalle 16 alle 18/19 ci recavamo a lezione di kite surf. Terminate le lezioni restavamo un po’ in spiaggia oppure andavamo in qualche chiosco a prendere da bere. A cena tornavamo a casa e ci preparavamo da mangiare».

Stupro in casa Grillo, nella denuncia la serata in discoteca, la chat “official_mostri”

Poi, quel 16 luglio alle sorelle si unisce una compagna di classe di S., R.M., fresca di rientro in Italia da una settimana di ferie a Ibiza. «Soltanto la sera del 16, quando è arrivata R., siamo andate a Porto Cervo e lì è successo il casino», racconta alle due militari la ragazza. E “il casino”, ormai lo sappiamo, è quello che comincia con l’incontro al Billionaire dove i quattro ragazzi ora sotto inchiesta arrivano a bordo di un pulmino taxi. Sono loro i presunti stupratori di S. La comitiva beve. Chiacchiera. Balla intorno al tavolo e al centro della pista. Poi, riporta La Verità, «durante la serata uno dei liguri, utilizzando il telefono di S., la aggiunge come follower del gruppo di cui fanno parte, denominato “official_mostri”». Quelli presentati da un comune amico di R e S. E quelli con cui, per ammissione della vittima, «R. e io siamo rimaste in compagnia sino alla chiusura» del locale: verso le «ore 5». Ma al momento di tornare al B&B, S. e R. non avrebbero trovato «un taxi disponibile».

L’arrivo in casa Grillo

«Per questo – prosegue il racconto su La Verità – i quattro ragazzi ci proponevano di fermarci a dormire a casa loro, dove ci recavamo in taxi tutti insieme», continua S.. Il gruppo entra nell’appartamento circondato da un giardinetto, con cucina che affaccia su un gazebo. I sei si siedono intorno al tavolo: «Abbiamo chiacchierato un po’, gli altri hanno bevuto e fumato sigarette, io non ho bevuto né fumato». La presunta vittima non ricorda «la presenza di sostanze stupefacenti». A quel punto R. si mette a cucinare la pasta e Francesco chiede a S. di accompagnarlo in una camera da letto per prendere delle coperte». Qui, a detta della ragazza, comincia a rivelarsi l’orrore, con S alle prese con le prime, pesanti avances.

Le prime pesante avances

«Dapprima mi ha baciato in bocca, ma io l’ho fermato dicendo che non volevo. Lui mi ha detto che “voleva solo scopare”. Gli ho risposto di no e lui ha insistito dicendomi: “Cosa ti costa farmi solo un bocchino?”. Io gli ho detto ancora di no e gli ho chiesto di tornare di là insieme agli altri». Francesco non si sarebbe dato per vinto, sdraiandosi sopra di lei, ma la ventenne sarebbe «riuscita a respingerlo con le mani e a divincolarsi dalla presa». Quindi S. torna dagli altri e mangia con loro.

«Mi afferrava per i capelli e mi spingeva sotto le coperte»…

Al momento di andare a dormire, la violenza torna a fare capolino. Nella ricostruzione della italo-norvegese il primo a infilarsi sotto le sue lenzuola sarebbe stato di nuovo Corsiglia. Il racconto è molto forte, anche se, in questa parte, non è suffragata da video o foto: «Gli dicevo che non volevo fare nulla, ma lui mi afferrava per i capelli e mi spingeva sotto le coperte indirizzandomi la testa sul suo pene, nel frattempo mi diceva “cagna apri la bocca” e mi chiedeva di fargli sesso orale. Inizialmente cercavo di respingerlo, ma poi, visto che lui continuava a spingermi e a tenermi per i capelli [] cedevo».

La confessione all’amica che rimane in silenzio

La violenza sarebbe continuata: «Mi toglieva i pantaloncini e le mutande, io mi dimenavo perché non volevo, ma non riuscivo a contrastarlo completamente perché non mi sentivo bene». E dopo altri 10 minuti, il ragazzo torna alla carica. Questa volta in bagno: «Mi ha spinto sotto la doccia. Ha aperto l’acqua, e mi ha spinto con la mano il viso contro la parete. Mi teneva con la mano il collo, tenendomi bloccata di spalle a lui e mi penetrava. Per due volte gli ho detto di smetterla, che era un animale, uno stronzo, ma lui ha continuato più forte, tirandomi i capelli e baciandomi sul collo». Dopo qualche minuto si sarebbe placato. E lei, sconvolta e atterrita: «Mi sono girata di spalle perché non volevo guardarli in faccia. Mi sono stretta l’accappatoio addosso. Sono uscita dal bagno e sono andata da R. che stava dormendo sul divano in salotto».

«Mi hanno violentata, ma lei non mi diceva nulla»…

«Mi sono seduta per terra accanto a lei. L’ho svegliata, inizialmente non riuscivo bene a parlare, mi chiedeva che cosa avevo e le dicevo “mi hanno violentata”. R. inizialmente non capiva e glielo ripetevo, poi le chiedevo se potevamo andare a casa. R. si è seduta sul divano e mi ha fatto spallucce; io ho ripetuto di andare via perché stavo male e mi avevano violentata, ma lei non mi diceva nulla. Io l’ho presa e l’ho fatta alzare dal divano e le ho detto di vestirsi per andare via».

Le tappe finali dell’orrore nel racconto della vittima

Ma R. rientra in casa per rimettersi a riposare sul divano e con S. inizia a provarci Lauria. Sono le 9 del mattino. Sul tavolo c’è una bottiglia di vodka dall’«odore strano» e che secondo i ragazzi è «impossibile da finire». Vittorio a questo punto si sarebbe alzato e diretto con il liquore verso S.: «Mi afferrava con forza la testa, con una mano mi teneva il collo da dietro e con l’altra mi forzava a berla tutta. Sentivo che mi girava la testa dopo aver bevuto, non ricordo bene». E da lì: presunti abusi a turno e, «durante l’atto, mi colpivano con schiaffi forti alla schiena e alle natiche». Quando le due amiche rientrano al bed and breakfast, l’orrore che si sarebbe consumato a detta della denuncia della vittima, è incommensurabile. Tanto che le parole che riassumono la denuncia, riescono a malapena a contenerlo…

 

 

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