Zangrillo: «Non si muore di solo Covid. Otto pazienti su dieci sono affetti da altre patologie»

2 Apr 2021 10:07 - di Gloria Sabatini

Non si muore di solo covid. “In ospedale oggi almeno 8 pazienti su 10 sono affetti da gravi patologie. Che nulla c’entrano con il virus“. L’invito a non trascurare le ‘altre’ malattie arriva Alberto Zangrillo. In una lunga intervista al Giornale, fotografa la situazione del pronto soccorso della sua struttura.

Zangrillo: non c’è solo il covid. Pensiamo agli altri malati

“Una media di 120 accessi giornalieri. Siamo passati  da una media del 50% di pazienti Covid della prima ondata  al 13% di febbraio-marzo 2021”. Dati che preoccupano “moltissimo” il primario di rianimazione del San Raffaele di Milano. “Perché la realtà di chi lavora in ospedale  è completamente diversa da quella narrata quotidianamente. Ormai da più di un anno. Purtroppo si continua a morire di cancro, di malattie cardiovascolari e di malattie neurologiche”.

La vaccinazione è la priorità

Per questo la profilassi vaccinale è la priorità.  Per non ingolfare gli ospedali e non trascurare le altre patologie. “Giocare tutta la partita in ospedale equivale a giocare una partita di calcio in 8 contro 11”, dice Zangrillo. Il medico di base è fondamentale. I tamponi non sono la strada maestra da seguire. “Il più credibile campanello di allarme è il sintomo da riconoscere al volo”. Zangrillo denuncia una irresponsabile tendenza alla drammatizzazione. Il terrorismo che porta le persone a non uscire di casa, convinte di morire. “La depressione e la mancanza di prospettiva uccidono più del virus”.

“Si deve imparare a convivere con il virus”

Zangrillo si sofferma anche sulla polemica pubblico-privato.  I fatti parlano chiaro. “Nell’ultimo anno l’Irccs San Raffaele e la nostra università hanno prodotto 495 pubblicazioni scientifiche di alto impatto. I pazienti Covid trattati dal Gruppo San Donato sono più di 12.000 e questa è la nostra risposta”.

Scettico sulla linea del confinamento a oltranza. Si deve imparare a vivere con il virus e tornare il prima possibile a una vita normale. “I vaccini, le cure tempestive ed il senso di responsabilità ci devono portare a fare rivivere il Paese. Ce lo chiedono gli anziani abbandonati. I giovani angosciati, le famiglie distrutte dai debiti. Dobbiamo credere in una reale possibilità di risveglio di tutte le attività produttive”.

Il terrorismo mediatico non fa bene agli italiani

Poi un invito a evitare la comunicazione ossessiva sull’andamento dei contagi e la conta dei morti. “Se le cose vanno meglio, va detto chiaramente. Il  continuo richiamo al numero dei decessi è a parer mio, fuori luogo”.  Non nega un certo feeling con Salvini e la linea di riaprire in sicurezza le attività produttive. “Che io morirò medico lo sanno ormai anche i sassi. Questo però non mi deve impedire di esprimere il mio punto di vista. Salvini ha fatto una proposta molto saggia e coraggiosa. E io mi sono sentito di condividerla. Qui è in gioco la sopravvivenza di tutti noi. E ciò costituisce un valore ben superiore alle logiche di contrapposizione politica. Alla fine vincerà chi avrà avuto il coraggio di programmare sapendo valutare i rischi e i benefici“.

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