Stacchio sta col gioielliere: «È lui la vera vittima. I banditi sapevano a cosa andavano incontro»
Dopo la notizia dell’avviso di garanzia per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa arrivato a Mario Roggero, Graziano Stacchio sul gioielliere di Grinzane Cavour non ha dubbi: è lui la vera vittima. Perché, spiega all’Adnkronos il benzinaio di Vicenza– che il 3 febbraio del 2015 sparò a un bandito, uccidendolo, per rispondere al fuoco dei malviventi che avevano assaltato l’oreficeria vicina – sa bene quale calvario ha appena intrapreso il commerciante che ha risposto col fuoco ai rapinatori che hanno preso d’assalto il suo negozio. «Certe cose non le dimentichi mai più – dichiara infatti il benzinaio –. Ne parlavo con mia moglie. Quel tipo di vicende te le tieni dentro per sempre»…
Stacchio sul gioielliere piemontese non ha dubbi: è lui la vittima
«La vera vittima è il gioielliere – incalza Stacchio – è lui che ha subito la violenza. È una follia solo pensare che per salvarsi uno si debba procurare una pistola». «Quando poi c’è un affetto di mezzo – spiega il benzinaio – nel suo caso la famiglia, nel mio fu un senso di solidarietà verso quella ragazza, non ci capisci più nulla. Diventi una bestia e ti butti contro ogni tipo di pericolo. Di fronte a un’ingiustizia il cervello non ti fa ragionare. E lui si è trovato in quelle condizioni, come successe a me. Quegli uomini hanno scelto di fare i banditi, sapevano a cosa andavano incontro. Mario no. Mario è la vittima reale, perché ora, di fronte anche a tutto questo caos mediatico, si porterà dentro tutto».
«È dura, ci sono passato. Ora si porterà dentro tutto»
«È dura, ci sono passato. Mi ha aiutato il mondo cattolico. Dalla mia vicenda per fortuna sono cambiate molte cose: si è fatto qualcosa per la legittima difesa». Ma, insiste Stacchio, «ci deve essere ordine e disciplina. In un Paese come il nostro nel 2021, invece, non c’è. Dovrebbe esserci al primo posto la sicurezza – sostiene Stacchio –. La sanità. La scuola. L’educazione dei giovani. E invece non c’è nulla di tutto ciò. La nazione sta andando in rovina. Sono vicino a quest’uomo, con il cuore e con la mente. Lo capisco bene come si sente adesso»… Già: come dalle sue parole si evince chiaramente il senso di amarezza per quanto Graziano Stacchio ha dovuto affrontare: e durante il conflitto a fuoco subìto coi rapinatori in azione a un passo dalla sua pompa di benzina.
Stacchio, costretto a difendersi anche dopo il conflitto a fuoco coi rapinatori…
Quando i banditi spararono per uccidere, con raffiche ad altezza d’uomo. E lui, come riconosciuto da pm e giudice, rispose ad una minaccia mortale, reagendo con un mezzo proporzionato. E indirizzando i colpi – come dimostrato dalla Procura – contro la carrozzeria dell’auto dei banditi, dunque non per uccidere. Cercando però di non colpire parti vitali dei rapinatori. Sia dopo, in quel lunghissimo periodo successivo agli eventi, quando il benzinaio ha dovuto lottare per dimostrare si essersi solo difeso. Di non aver agito per passare da eroe, ma da persona costretta a mettere a repentaglio la propria vita per difendere quella di chi è in pericolo. Compreso se stesso.