J&J sospeso, gli esperti minimizzano: “C’è più rischio di morire cadendo in bagno che con il vaccino»

13 Apr 2021 18:15 - di Aldo Garcon
J&J

È di nuovo caos. Il vaccino J&J è stato sospeso in via cautelativa dalle autorità sanitarie americane dopo sei casi che hanno sviluppato una malattia rara che coinvolge coaguli di sangue nelle due settimane successive alla vaccinazione. In Italia si cerca di capire come muoversi. Nel frattempo molti infettivologi ed esperti sono scesi in campo. Ecco i loro pareri.

J&J, Salmaso: «Eventi molto rari»

Per Stefania Salmaso, componente dell’Associazione italiana di epidemiologia è «molto presto per capire cosa succede. Negli Stati Uniti non hanno mai usato AstraZeneca, quindi non hanno alcuna esperienza con questo vaccino. Se anche si dovesse confermare che ci sono gli stessi eventi, con la stessa frequenza, di AstraZeneca, comunque dobbiamo pensare che sono eventi molto rari…».

J&J, Pani (ex-Aifa): «L’Ue non ripeta l’errore fatto con AstraZeneca»

Luca Pani, ex direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, oggi docente alla University of Miami, dal canto suo, lancia il monito: «L’Ue non faccia lo stesso errore fatto con AstraZeneca». Per l’esperto non bisogna «sottovalutare che qui in Usa ci possiamo permettere una pausa – ha scritto in un tweet – J&J rappresenta una quota minima degli attuali vaccini e circa 50 milioni di dosi di Moderna e Pfizer-BioNtech sono distribuite e non ancora somministrate».

Galli: «Rischio molto basso»

Per Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, «sei casi di trombosi su quasi 7 milioni di somministrazione di vaccino anti-Covid J&J sono un rischio molto basso». Parlando con l’Adnkronos Salute osserva: «Quando si fa un esame diagnostico con mezzo di contrasto con il gadolinio, c’è una probabilità su un milione di morire. E le probabilità aumentano dai 3 ai 5 su un milione se si usa un mezzo di contrasto iodato. Cosa succederebbe se si bloccassero questi esami sulla base di tale rischio?».

Mastroianni: «Vaccino simile ad AstraZeneca»

Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma dal canto suo afferma: «Diciamo che ce lo aspettavamo, visto che è una tipologia di vaccino molto simile ad AstraZeneca. Ma parliamo davvero di pochissimi casi su quasi 7 milioni di somministrazione di J&J. Dobbiamo essere cauti nell’andare alle conclusioni perché il panico non serve in una situazione come questa. Quando si usano farmaci o vaccini vecchi e nuovi ci sono effetti collaterali. Solo il riscontro con le immunizzazioni di massa può darci i dati e avere un quadro chiaro».

Cauda: «La cautela è d’obbligo»

Mentre Roberto Cauda, direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie infettive dell’Università Cattolica di Roma, crede «che gli organismi di controllo come l’Fda e l’Ema abbiano il dovere di fermarsi per fare ulteriore chiarezza di fronte a eventi di reazioni gravi che emergono. Non dimentichiamoci – spiega Cauda – che tutti questi vaccini sono stati testati su diverse migliaia di persone, ma se l’evento è raro lo si vede solo e soltanto se vaccini milioni e milioni di persone… Di fronte a un vaccino nuovo poi la cautela è d’obbligo. Non la leggo in senso negativo ma in senso positivo: lo stop per fare ulteriore chiarezza e poi – sottolinea – ripartire molto più convinti».

«Ci sono due aspetti da chiarire»

Il vaccino di J&J e quello di AstraZeneca sono simili e, sulle cause che degli effetti collaterali, sottolinea Cauda, “ci sono due aspetti da chiarire: è l’adenovirus di scimpanzé o è il Dna montato nell’adenovirus? Questo credo che per ora nessuno lo sappia e quindi dovrà essere chiarito. Però attenzione – ribadisce l’infettivologo – si tratta di alcuni casi su milioni di dosi somministrate, quindi non vorrei sembrare irrispettoso ma sul British Medical Journal in una classifica del rischio si faceva notare che c’è un maggior rischio di cadere nel bagno che avere una reazione grave al vaccino».

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